Una festa dal sapore antico. Sant’Anna Arresi riscopre le tradizioni del territorio. Migliaia di persone hanno preso d’assalto il paese sulcitano per un evento che ha messo in mostra i migliori costumi tipici. Il Primo Raduno dei Gruppi Folk del Sulcis Iglesiente ha caratterizzato un dicembre di solito povero di appuntamenti importanti. Grazie all’impegno del Gruppo Folk Sant’Anna è andata in scena una manifestazione che resterà a lungo nella memoria dei partecipanti. È la riprova che, nonostante le poche risorse economiche, si possono regalare momenti di cultura, gioia dello stare insieme e riscoperta delle proprie radici. Ben 17 gruppi folk, accompagnati da suonatori di launeddas, sulitu, organetto e fisarmonica hanno dato vita ad una sfilata lungo le strade del centro storico. S’è creata un’atmosfera da sogno, quasi un sortilegio che ha coinvolto gli abitanti in una gara per rendere più accogliente il paese.

 

È stata anche la giornata in cui artigiani, artisti e venditori di ogni genere hanno realizzato una vera e propria bottega all’aperto per mettere in mostra i migliori prodotti dell’agroalimentare e dell’artigianato sulcitano. Sin dalle prime ore del pomeriggio le migliaia di visitatori, componenti dei gruppi, con familiari al seguito e persino molti turisti, hanno vissuto la dolce atmosfera delle tradizioni locali. I suoni, i canti, i profumi e i colori della festa hanno fatto da scenario alla contagiosa allegria di uomini e donne che con eleganza e fierezza hanno indossato i costumi tipici dei loro paesi. C’erano quasi tutti, piccoli e grandi centri, rappresentati dal simbolo, mai dimenticato, della loro identità locale: il vestito della festa. Molti di questi abiti sono ancora quelli, tramandati di padre in figlio, che si usavano negli ambienti agropastorali del territorio. Abiti simili fra loro e nello stesso tempo diversi, in qualche caso per piccoli particolari senza importanza; più spesso per differenze sostanziali derivanti dal portamento e dagli influssi esterni che in epoche lontane condizionarono il modo di essere e di vestirsi dei nostri antenati. Molto sobri e austeri i costumi maschili, realizzati in orbace ed impreziositi da camicie finemente ricamate, alcune a collo alto a guisa dei costumi spagnoli. Berritas e cappelli a testimoniare usanze sarde ed imposizioni dei popoli invasori. Grandi differenze, invece, nei costumi femminili, molto eleganti, impreziositi da gioielli finissimi,  ma prova evidente della diversità di appartenenza sociale ed anche in questo caso dei modelli di riferimento arrivati con le conquiste straniere.

 

Incontestabile, invece, l’elemento che ha unito le centinaia di ragazzi e ragazze in costume: la bellezza dello sguardo, il sorriso, l’amore per il proprio paese e le sue tradizioni. L’allegro vociare, i saluti, le battute e i dialoghi che hanno animato il moneto del raduno ben presto si sono composti in una lunga sfilata. A qualificare ogni gruppo, degli striscioni colorati. Frutto del lavoro di esperti artigiani. Poi i suonatori, capaci di ricavare dai loro strumenti musiche ora tristi come nenie d’addio,  ora allegre, come mutos per la persona amata. Poche decine di passi sono stati però sufficienti per far perdere la compostezza quasi ieratica della sfilata e trasformarla in un disporsi in cerchio, in fila, in riga, per dar vita a balli frenetici o danze più lente.

 

Tante le soste per ricevere la meritata razione di applausi da parte del pubblico che ha affollato le strade e le piazze. Un lungo percorso per raggiungere poi la piazza principale del paese, quella che in altre epoche era sempre destinata ai momenti di gioia collettiva. Gli organizzatori hanno voluto riproporre questo senso di festa popolare. S’è ballato sino a tarda serata. Dapprima i gruppi folk con le loro coreografie, ballerini e ballerine esperti e bravissimi nel proporre i balli tipici della Sardegna, poi la febbre del ballo sardo ha contagiato tutti i presenti. È così s’è ballato tutti insieme, giovani e meno giovani, ballerini esperti e improbabili saltatori. Frequenti gli intervalli per degustare i prodotti tipici proposti da decine di bancarelle  e per laute bevute, indispensabili per riscaldare la fredda serata autunnale. Alla fine tanta stanchezza ma la consapevolezza, per gli organizzatori del Gruppo Folk Sant’Anna, di aver realizzato un evento importante. Poco importa che l’attenzione dei mass media sia stata inferiore alle attese, ciò che conta è la partecipazione spontanea della gente. Un successo che sicuramente premia il loro duro lavoro ed il coraggio per mettere in piedi il Raduno dei Gruppi Folk del Sulcis Iglesiente con pochissime risorse economiche. Il ritorno in termini di immagine e di cultura è stato notevole, tanto da far prevedere anche un’edizione 2013 della manifestazione. Magari con qualche aiuto economico in più.