L’attività narrativa in limba del tzaramontese Salvatore Patatu – affabulatore spassoso, puntuale descrittore di variegati e caratteristici ambienti sociali dalla complessa umanità – inizia nel 1980 con la pubblicazione di “Contos de S’Antigu Casteddu”, seguono i racconti di “Buglia, Bugliende…”(1983), “Su trau de Funtana Noa” (1995), “Fàbulas imberrittadas” (2000), “Pro no esser comunista mezus sòrighe” (2006) ed in linea umoristica è anche l’ultimo lavoro “Boghes e Caras antigas de su Mulinu ’e su ’Entu” (Edizioni Logosardigna, Sassari, 2012): narrazione da commedia popolare (non manca il quadretto “boccaccesco”) e dai toni surreali, in cui la principale “vittima” della “bùglia” (corbellatura) risulta essere proprio l’autore che, nonostante l’esperienza di vita e l’età matura, si lascia “coglionare comente e unu bobbeddu calesiat”.

 

L’autore, ormai in pensione, che nella vita ha fatto l’insegnante ed in giovinezza aveva lavorato, tra l’altro,  da mugnaio, immagina di ricevere in dono (da un uomo scomparso da oltre trent’anni) il vecchio Mulino a Vento e riprenderne l’antica attività. In un suggestivo spazio-tempo che scorre tra realismo descrittivo (luoghi, tradizioni, ecc.)  ed evocazioni irreali, su mulinarzu, maestro d’ironia e nel “produrre” effetti umoristici inattesi, rivive situazioni e vicende animate da un incredibile campionario di personaggi locali.

 

Di burle è ricca anche la grande letteratura: Ulisse ai danni di Polifemo; alcune novelle nel “Decameron” di Giovanni Boccaccio; il celebre e arguto Bertoldo; la poesia burlesca e popolare di Cecco Angiolieri o la nota opera     “Uno, nessuno o centomila” di Luigi Pirandello. Gli stessi diversi tipi di racconti presenti in Sardegna (contos de foghile e de jannile, paristorias, contascias e contos de birbantes e de maccos), a cui viene riconosciuto di aver alimentato i contorni di una memoria collettiva, contengono spesso gli elementi di “bùglia” che ridicolizzano l’ingenuità popolare e gli sciocchi.

 

La prefazione di Paolo Pulina, in perfetta e complice sintonia con il tono divertito e divertente dello scritto di Salvatore Patatu, definisce in modo documentato le sostanziali diversità tra “sa bùglia” e la “cionfra” sassarese. Offre, tra l’altro, chiarimenti linguistici e riferisce le spiegazioni del termine “cionfra”, secondo due sassaresi doc come Francesco Cossiga (ne parlò in occasione di una intervista televisiva a Bruno Vespa, nel 2004) e di Luigi Manconi nel volume “La musica è leggera” (2012).

 

Il volume “Boghes e Caras antigas de su Mulinu ’e su ’Entu” è supportato da un prezioso glossario, relativo a circa trecento termini in limba logudorese o specifici della parlata di Chiaramonti, e da un CD, con le voci narranti di Domitilla Mannu e Salvatore Patatu, che interpretano integralmente i racconti e le poesie della pubblicazione.

 

L’opera di Salvatore Patatu, presente l’autore e con i contributi del presidente del sodalizio Gesuino Piga e del prefatore Paolo Pulina, è stata presentata sabato 23 maggio 2015 al Circolo Culturale Sardo “Logudoro” di Pavia. L’incontro, seguito da fedeli e appassionati soci, ha rappresentato una suggestiva rilettura del libro nel doppio registro narrativo che si  sviluppa tra la realistica descrizione dei personaggi e dei luoghi da una parte e l’evocazione di figure e avvenimenti irreali e immaginari dall’altra. Nell’occasione il prof. SalvatorePatatu,  che l’indomami sarebbe stato impegnato al Circolo sardo di Monza per ricordare i 100 anni della canzone sarda “Non potho reposare”, ha arricchito il pomeriggio letterario relazionando, in modo divertente e ammaliante, su un tema in cui e particolarmente versato: “Il racconto sardo: dall’oralità alla scrittura”.