Il 28 settembre del 2010 la pubblicazione del primo post. Una risposta a chi gli chiedeva di candidarsi alle elezioni comunali di Cagliari. Da allora, Vito Biolchini, giornalista e autore teatrale, non si è più fermato. Il suo blog personale, vitobiolchini.wordpress.com, è uno dei più frequentati nella piattaforma di riferimento. In un anno, sono circa 400 gli articoli pubblicati, oltre 14.000 i commenti ricevuti. Numeri importanti, certificati da Wikio News: nella speciale classifica del social media, il blog occupa il 198° posto a livello nazionale.

Incontriamo Vito Biolchini nella redazione di Radio Press, emittente radiofonica cagliaritana che dirige dal 2006.

 

 

-Perché un giornalista come te, dopo una lunga esperienza sulla carta stampata, in tv e in radio decide di utilizzare la rete?

Nasce da un’esigenza personale. Da alcuni anni, da quando ho assunto l’incarico di direttore a Radio Press, mi capitava di scrivere di rado. Il mio era diventato un lavoro di natura soprattutto organizzativa, come purtroppo capita ai direttori che smettono di fare i giornalisti e si occupano di coordinare l’attività dei colleghi. Mi passavano in mano molte notizie che andavano a morire, informazioni che non potevano essere adeguatamente sviluppate. Non stavo più scrivendo e non riuscivo a scrivere. Il blog è stata una svolta quasi terapeutica.

 

-Oltre a un’esigenza personale, c’è dunque anche la necessità di approfondire le notizie. Internet cosa offre di più rispetto ai tradizionali mezzi di comunicazione?

La forza di internet è la possibilità di interagire con chi legge. Questo cambia il modo di scrivere, di rapportarsi: devi essere pronto ad uno scambio. Il giornalista si è sempre concepito come un sacerdote che vede la realtà, acquisisce dei fatti, li trasforma in notizie che propone agli altri come se parlasse dal pulpito. Questo su internet non è possibile, sulla rete si scatena inevitabilmente il dibattito. Gli articoli sul blog sono solo un punto di partenza, non sono mai la conclusione di un ragionamento. Spesso i miei pezzi scatenano polemiche, io non ribatto, se non in casi eccezionali. Questo perché non ho una posizione da difendere, offro solo alcuni spunti. Chi decide di aprire un blog deve comunque saper accettare anche il corpo a corpo. I lettori sanno essere cattivi. Però, allo stesso tempo, dànno notizie e offrono chiavi di lettura e interpretazioni diverse dei fatti.

 

-La notizia come strumento per aprire un dibattito. Questo rafforza la notizia o in certe discussioni si rischia di ammazzarla?

Dipende da come la si porge e dai commenti che approvi. Internet ti permette di tornare sulla notizia. Puoi dedicargli lo spazio che vuoi. Non credo che la si ammazzi, anzi. Tante volte sono i lettori ad arricchirla con particolari che non trovi in altri spazi di informazione.

 

-L’articolo più cliccato?

Un pezzo pubblicato durante la campagna elettorale per le comunali a Cagliari. Si temeva che nel capoluogo, dopo il primo turno, potesse verificarsi il fenomeno dell’anatra zoppa, con il sindaco eletto senza  maggioranza in consiglio comunale. Il senatore del PD, Francesco Sanna, mandò alle redazioni un documento con alcune sentenze che escludevano questa ipotesi per le elezioni cagliaritane. Questo post ha ottenuto 10.704  cliccate.

Un altro articolo che ha riscosso molto successo è la cronaca del comizio finale del candidato di centrodestra Massimo Fantola in piazza San Michele. Un autentico flop per lui, seguito da pochissime persone, un buon risultato invece per il mio blog con oltre 8000 visite.

 

-In campagna elettorale vitobiolchini.wordpress.com ha dato molte notizie, in tanti hanno partecipato alle discussioni. Qualcuno dice che il tuo blog ha influenzato l’esito del voto. E’ così?

Non lo so. L’unica cosa certa è che giornali e tv hanno seguito male la campagna elettorale. Non voglio criticare nessuno, però la cronaca dell’ultimo comizio di Fantola poteva tranquillamente finire sui giornali. Perché nessuno ha avuto il coraggio di dire che al comizio finale di Massimo Fantola c’erano 200 persone e si distribuivano panini gratuitamente? Siamo di fronte a un’informazione politica che nella stragrande maggioranza dei casi è fatta per i politici e non per la gente.

 

-Internet è il futuro dell’informazione?

Il futuro dell’informazione è un’interazione tra i vari media. Io ho ancora la necessità di leggere i giornali per farmi un’idea di ciò che sta succedendo. E’ un prodotto organico che ti offre uno schema di interpretazione della realtà. I siti on line ti danno invece notizie fresche, immediatamente digeribili.

 

 

-Chi legge il tuo blog?

Sono in genere lettori interessati al dibattito politico e culturale. Sono di solito persone di istruzione medio alta, di orientamento politico diverso. Qualcuno, pochi per la verità, firma i suoi commenti. Gli altri sono anonimi, un aspetto che non deve spaventare: l’anonimato fa parte della cultura della rete, l’importante è la qualità delle argomentazioni. Tra una scemenza, scritta da un lettore che si firma con nome e cognome e un post anonimo con argomentazioni serie, preferisco il secondo. Chiaro che non bisogna abusarne. C’è il rischio qualunquismo, ma questo rischio è ovunque: in Parlamento, in Consiglio Regionale, nelle assemblee pubbliche. Sta a chi detta le regole del gioco evitare che questo diventi una malattia. Certi toni, certi commenti, non possono essere tollerati. Bisogna favorire una sorta di ecologia del dibattito. Nei casi estremi si ricorre alla censura.

 

-C’è un post di cui ti sei pentito?

No. L’errore fa parte del gioco. I miei post non sono delle sentenze scolpite sulla roccia. Piuttosto ho avuto paura di scrivere alcuni articoli, questo sì. Sapevo che mi sarei ficcato nei guai, che mi sarei messo contro persone influenti. Ho deciso di andare avanti. La Sardegna è malata di silenzio, un’opinione pubblica sana mette in discussione tutto e tutti.

 

-Spesso qualcuno ti appiccica addosso un’etichetta politica. Ti disturba?

No. Culturalmente sono vicino al centrosinistra, ma non ho appartenenze politiche. Sono libero di criticare o di parlare bene del politico di turno. Ho scritto post positivi e negativi su Soru, Cappellacci, Zedda.  Una volta scardinato questo meccanismo, possiamo parlare di tutto. I giornali hanno difficoltà a parlare della realtà perché seguono la logica degli schieramenti. I blog devono riabituare la gente a discutere in maniera sana. Uno può essere in disaccordo senza bisogno di essere accusato di non saper fare il suo lavoro o di essere in malafede. Noi giornalisti abbiamo il dovere di spiegare come si fa il nostro mestiere. Partendo dal presupposto che non siamo degli storici. Ci occupiamo del quotidiano, fatto per fatto.

 

-Oggi, a distanza di un anno dall’apertura del tuo blog, hai più amici o più nemici?

Ho più nemici tra le persone che contano, molti più amici tra le persone che non contano nulla. Sono contento così.