Dolcezza e tempra. Pazienza e coraggio. Freschezza e saggezza. Betty Delogu nasce a Quartucciu e dopo gli studi artistici vuole fare la cantante. E non sbaglia. Dopo 20 anni è ancora qua, fra mille impegni e il sogno di sempre. Vent’anni di importanti iniziative e scelte audaci. Dal tour di Laura Pausini ‘La mia risposta’ (’98-’99), come corista e percussionista, alla partecipazione al progetto Balentes (2004-2009), dalle tante collaborazioni con artisti di calibro internazionale alle parentesi in Olanda e a Milano. Ora di nuovo in gioco, in Sardegna. Fra una lezione di canto data e una presa, tante serate in giro e un obiettivo: la carriera di cantante solista.

 

– Betty, com’è incominciato il tuo sogno?

Mio padre è un musicista, credo mi abbia trasmesso la predisposizione per la musica. Non l’ho mai vissuta come un sogno, l’ho sempre sentita parte di me.

 

– In questo mondo conta più il sangue, inteso come impegno e tenacia, o la fortuna?

Sicuramente la fortuna è necessaria, ma non credo si possa avere tanta soddisfazione in quello che fai se non ci metti tutto l’impegno e la forza che richiede. Non mi piace vivere di sola fortuna.

 

– Quali artisti ti hanno influenzato maggiormente e quale musica preferisci ora?

Ogni volta che ascolto un cantante non escludo mai il resto: la vita dell’artista, i suoi sentimenti, i testi, il perché della musica. Mi affascina. Divento più consapevole di me quando sento che l’artista che amo è simile al mio modo di essere, sente la vita come me. Quando succede sto bene. Non è mai stato importante l’aspetto tecnico delle cose. Conta ciò che si è, ciò che si sente nel cuore. Una cosa che esprimi come meglio puoi, anche urlando e basta. Va bene lo stesso. Ho alcuni punti di riferimento, però. Sono Joni Mitchell, Jeff Buckley, Nirvana. Loro sono i primi ma ascolto tutto, dalla musica classica alle canzoni popolari, dalla musica sperimentale a quella elettronica. La musica non è separata dalla vita. La vita stessa è ritmo, suono, rumore, musica.

 

Quale esperienza metteresti nello scrigno dei gioielli e quale cancelleresti?

Non cancello nulla. Nello scrigno metterei l’intensità e la libertà di quando suoni con amici o musicisti che non si preoccupano di fare bella figura, ma vogliono solo dare. Momenti magici. Irripetibili.

 

In questo periodo di tagli a cultura e spettacolo, cosa faresti se fossi un politico per tenere vivi gli scenari artistici?

Non vorrei mai essere un politico. Avrei troppo da perdere. Ma se lo fossi, lotterei per non diventare come chi sta governando.

 

– In questa crisi anche di ideali, come tieni vivo il tuo sogno?

Ti confesso che a volte penso che la vita sia tutta un sogno. Tornando alla musica, serve fantasia. Se manca quello manca tutto.

 

Progetti attuali e per il futuro…

Attualmente collaboro con diverse formazioni. Una band molto conosciuta e apprezzata sono i Non Soul Funky. Il mio futuro prevede sempre tante porte aperte. La cosa da fare è scegliere le porte giuste. Mi costringo a pensare che il futuro sia ora, per cui cerco di scegliere bene da subito.

 

– Come ti immagini fra 10 anni? Cosa auguri a te stessa?

Quando avevo 16 anni, avevo scritto sul mio diario che mi sarei sposata a 27. Mi sembrava un’età giusta per avere una famiglia. Questo desiderio non si è avverato, la vita mi ha fatto cambiare rotta. Si dice che le cose si avverino quando le desideri realmente. Quel sogno si realizzerà al momento opportuno. Vorrei imparare ancora tanto, dal punto di vista artistico e nella vita. Mi auguro di essere ancora più felice e di condividere la gioia con più persone. E di avere ancora viva la fiamma interiore, quella che alimenta il mio spirito di ricerca incondizionato.