Un maestro di vita. Con queste parole il noto giornalista Gianni Minà definiva Giovanni Pische. Ma non solo Minà, tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo hanno potuto apprezzare le sue doti umane.

 

Giovanni Pische nasce a Santu Lussurgiu nel mese di febbraio del 1921. Da ragazzo impara a nuotare nel rio Sos Molinos (in su foiu de tiu Pane Dente), e gioca come portiere nella locale squadra di calcio. Un ragazzo pieno di vitalità e di amicizia per tutti, giovani e vecchi.

 

A diciott’anni si arruola nell’Aeronautica Militare e partecipa alla seconda guerra mondiale come marconista di bordo. Il 14 giugno del 1943 il suo aereo viene abbattuto in un conflitto con due caccia inglesi. Si ritrova così in mare, ferito, aggrappato all’ala del suo aereo. Per sei ore lotta tra le onde, in quell’acqua che era da sempre il suo elemento vitale, sino a quando alcuni pescatori di Carloforte lo traggono in salvo.

 

Giovanni Pische sopravvive ma le ferite riportate lo rendono paraplegico, costringendolo sulla sedia a rotelle per tutto il resto della sua vita. Inizia una lunga serie di cure e trasferimenti da un ospedale all’altro sino ad approdare alla clinica Santa Lucia di Roma. Qui inizia una seria terapia riabilitativa e riprende a nuotare.

 

Nel 1961 partecipa ai Giochi Internazionali di Stoke Mandeville dove conquista una medaglia d’oro. Tre anni più tardi conquista una medaglia di bronzo alle Olimpiadi per paraplegici di Tokyo in seguito alla quale viene insignito dell’onorificenza di Gran Cavaliere della Repubblica.

 

Ma nella vita di Giovanni Pische non c’è solo lo sport. Al primo posto mette sicuramente l’impegno a favore delle persone sfortunate come lui (fu il fondatrore dell’Associazione nazionale tutela handicappati e invalidi). Ludwig Guttmann, creatore del Centro per le malattie spinali di Stoke Mandeville (Inghilterra), lo vuole nel Consiglio mondiale dello sport per paraplegici. Grazie alle sue tante battaglie civili i disabili possono oggi guidare l’automobile. Con l’aiuto di altre persone e di qualche politico Giovanni Pische è riuscito a portare lo sport per diversamente abili in Sardegna.

 

Altro interesse di Giovanni Pische era la poesia. Nella sua vita, terminata immaturamente a sessantasei anni ha scritto numerose poesie, alcune delle quali raccolte e pubblicate da Gastaldi Editore in un volumetto dal titolo ”Gocce del mio sangue”.

 

Nel 1999 Santu Lussurgiu ha voluto perpetuare la memoria di Giovanni Pische intitolandogli la nuova palestra comunale. La cerimonia di inaugurazione ha visto tra gli altri la presenza di Gianni Minà, grande amico di Pische, e Carmelo Addaris atleta paraplegico di Cagliari plurimedagliato alle Olimpiadi per paraplegici di Toronto nel 1976, anche lui amico di Giovanni.

 

Nel 2000 l’Associazione Culturale Elighes Uttiosos di Santu Lussurgiu ha raccolto e pubblicato altre sue poesie nel libro ”Sul Sentiero delle Stelle”, titolo tratto da una delle sue più belle poesie: L’approdo.

 

Anche se la maggior parte della sua vita è trascorsa lontano dalla Sardegna, non ha mai dimenticato la sua terra e tornava frequentemente a Santu Lussurgiu, alla casa dei suoi genitori in Sa Carrela ’e Nanti, dove amava assistere come faceva da bambino alle corse dei cavalli carnascialesche.

 

Quest’uomo, Giovanni Pische, questo maestro di vita, questo poeta, questo sportivo, forse sconosciuto alla maggioranza dei sardi, merita un posto tra i sardi illustri, tra quelli che si sono distinti nella loro vita per l’impegno sociale a favore degli altri, dei più sfortunati, per il suo impegno nello sport come atleta, come dirigente e organizzatore, nella cultura con la sua poesia e con la sua prosa fatta di racconti autobiografici, per i suoi rapporti umani con tutti, dai più grandi ai più umili.

 

Nel suo racconto L’aquilotto ferito scritto nel ’49, narra i tragici momenti del suo ferimento: ”Il fedele aereo, benché anche lui  ferito a morte, lottava nell’azzurro spazio, voleva a tutti i costi ritornare al suo nido, e riportare l’aquilotto nella sua patria per ridargli la vita. (…) Quando tutto sembrava perduto e lentamente s’inabissava nei flutti, urtò in qualcosa di duro, istintivamente si aggrappò e fu la sua salvezza. Il fedele aereo ancora una volta gli diede aiuto, gli porse la sua ala infranta, gli ridonò la vita.(…)  – Coraggio, aquilotto ferito, mio fedele amico non disperare, tutto non è ancora perduto se in te rimane la fede.-  (…) L’aereo lentamente si inabissò nei flutti solo l’ala galleggiò ancora per ridare alla vita, alla sua terra il giovane aviatore. (…)

 

Giovanni Pische è morto a Bordighera nel 1987 e riposa nel cimitero di Santu Lussurgiu, il suo paese natale.