Nel nome di Mastru Mimmìu. Mario Renzo Solinas, nato e cresciuto a Buddusò, ha coltivato sin da bambino l’amore e la passione per la lavorazione del legno che il padre gli ha trasmesso ed oggi si ritrova nella posizione di rivelare quell’arte ad altri appassionati come lui. Per quanto riguarda la sua personalità c’è da dire che la testardaggine, intesa in senso positivo, è una caratteristica importante della comunità di Buddusò.

 

Egli sottolinea che nella vita bisogna sempre riconoscere il fatto che da soli non si va molto lontano. Il sostegno morale e l’aiuto materiale di amici, parenti e conoscenti è indispensabile per raggiungere i traguardi che ci si prefigge. Nel caso di Mario Renzo, però, sarebbe anche giusto pensare che testardaggine e sostegno di amici e parenti non sono stati gli unici elementi che gli hanno permesso di diventare quello che è oggi e molti amano definire uno dei personaggi principali di Buddusò.

 

Questi elementi infatti si sono ben amalgamati con la passione e la grande manualità nel modellare il legno, che certamente Mario Renzo ha ereditato dal padre, Mastru Mimmiu Solinas. Un personaggio indimenticabile, Mastru Mimmìu: ha lasciato una traccia perenne. L’amministrazione comunale gli ha dedicato una strada del paese.

 

Oltre al meraviglioso ricordo della bella persona, Buddusò e molti altri centri dell’isola e della penisola conservano i suoi preziosi lavori. Al figlio, invece, è stato tramandato l’invidiabile insegnamento professionale che, come testimoniano le innumerevoli sale consiliari di diversi palazzi comunali, gli arredi di varie strutture alberghiere e tante altre opere, è stato degnamente assorbito da Mario Renzo ed applicato eccellentemente fino ad oggi. Nonostante gli vengano riconosciuti da più parti, lui, preferisce non prendersi tutti i meriti.

 

Nel descrivere la propria attività egli ritiene più opportuno riferirsi alla Bottega ”Artintaglio Mastru Mimmìu Solinas”, evitando così di focalizzare l’attenzione unicamente su di sé. Sottolinea in continuazione che il risultato positivo lo raggiunge grazie ai ragazzi che, oltre alla moglie Rosalia ed ai suoi due figli Maria e Giovanni Maria, collaborano con lui dalla mattina alla sera. Benché però non sia direttamente lui ad ammetterlo, diviene automatico capire dai racconti delle persone che lo conoscono bene che se la sua bottega è arrivata sino al Teatro La Fenice di Venezia, ciò è stato possibile grazie a quel suo voler sapere e conoscere in continuazione. Parliamo di colui che colleziona continuamente filmati storici e culturali, raccolti qua e là e, se necessario, rivisti in forma attuale, della realtà passata e di quella che lo circonda.

 

Conserva inoltre centinaia di testi, antichi e moderni. Ogni suo lavoro racchiude dentro di sé un articolato e specifico studio che molti altri lavori artigianali non hanno. Per tornare al lavoro pratico, relativamente ad esempio alla tipologia del legno preferito, Mario Renzo non ne ha una in particolare perché ”tutte hanno qualità proprie ed in base a quelle vanno trattate al meglio”. Tra le opere che più gli hanno dato soddisfazione, senza voler mettere da parte i restauri delle cassapanche o gli arredi di alberghi e sale consiliari, la sua personalità si rispecchia maggiormente nel Portone d’ingresso della Chiesa di San Teodoro, dal quale traspare chiaramente la volontà dell’artista di dare corpo ad unicità ed originalità.

 

Come dargli torto? C’è poi il salto di qualità, che lo ha portato sino a Venezia. Mario Renzo ricorda la notevole difficoltà in quanto si trattava innanzitutto di competere con i più rinomati intagliatori della zona. Per prima cosa gli è stato chiesto un curriculum con tanto di referenze. La speranza era tanta, anche se lui non dimentica che in certi momenti, nel pensare all’impossibilità di riuscire ad ottenere l’incarico, gli capitava di volersi tirare indietro. Ma quella testardaggine di cui si diceva l’ha portato sino in fondo. Si è presentato con un curriculum supportato da numerose immagini dei lavori eseguiti; da diversi articoli di quotidiani e riviste regionali che descrivevano ”l’attività ed i progressi fatti da Mario Renzo Solinas” e, per concludere, ha correlato il tutto con quello che gli sembrava fosse indispensabile: le sue ricerche relativamente alla storia del teatro La Fenice prima dell’incendio. Quando gli è stata data fiducia, inizialmente era un piuttosto incredulo ma subito dopo non vedeva l’ora di mettersi all’opera.

 

Con i suoi ragazzi si è recato sul posto ed ha così ridato vita alle enormi specchiere ed agli arredi delle imponenti sale di rappresentanza del teatro. Mario Renzo Solinas conserva ancora oggi all’interno della sua bottega una parte delle lunghe cornici di quelle specchiere distrutte dall’incendio, sulla base delle quali ha ricostruito il tutto. È stato un lavoro impegnativo ma gratificante: da un lato servirà ad incrementare qualitativamente il curriculum dell’artista, dall’altro contribuirà a dare enorme rilevanza alla Bottega Artintaglio Mastru Mimmiu Solinas di Buddusò.