La fede cristiana in Sardegna giunse mentre nell’Isola imperava il dominio di Roma. I primi “apostoli” a diffondere la “Buona Novella” del Cristo Gesù nella Terra dei nuraghi – inizialmente nelle principali città costiere – furono ebrei convertiti, militari, marinai, commercianti, esiliati, schiavi e condannati “ad metalla” (lavori forzati nelle miniere). L’evangelizzazione è inarrestabile in tutta l’Isola, soprattutto a partire dal secondo secolo, per merito della predicazione dei vescovi locali che avevano dato vita ad attive comunità cristiane e iniziato a sradicare le popolazioni dalle antiche religiosità e dalle ancestrali ritualità pagane.

La Sardegna, già dai primi secoli del Cristianesimo, conta numerosi santi venerati dalla Chiesa e a breve potrebbe annoverare anche la Venerabile Serva di Dio Elisabetta Sanna (Codrongianos, 23 aprile 1788 – Roma, 17 febbraio 1857), vedova Laica, Terziaria professa dell’Ordine dei Minimi di San Francesco, del Sodalizio dell’Unione dell’Apostolato Cattolico fondato da San Vincenzo Pallotti. Papa Francesco ha infatti – ricevendo il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – autorizzato il Decreto che dà il via libero al Processo di beatificazione della Venerabile donna sarda.

A sostegno del Processo in corso, oltre all’esemplare vita contemplativa e assoluta dedizione nelle opere di carità, ci sarebbe anche il riconoscimento di un miracolo (si analizza la guarigione di una donna brasiliana) per intercessione della Venerabile di Codrongianos. La figura di Elisabetta Sanna, con la sua vicenda terrena di donna cristiana dalla grande spiritualità, è rappresentativa di tutte le condizioni di vita laicale (matrimonio, maternità, vedovanza) nella totale consacrazione a Dio e nel culto per l’Eucarestia ed intensa devozione mariana. La prima tappa del Processo di beatificazione fu avviata dopo solo quattro mesi dalla morte della terziaria francescana, essendo popolarmente in fama di santità, ma subì un rallentamento della Causa nel 1911 “perché  nella ‘Posizione sulle virtù’ del 1910 non era sufficientemente documentato e chiarito che il suo viaggio dalla Sardegna a Roma fosse stato intrapreso come pellegrinaggio ai luoghi santi”. Già nel “Compendio della Vita della Venerabile Serva di Dio Elisabetta Sanna” – scritto dal sacerdote Carlo Maria Orlandi (Vice-Postulatore della Causa) e pubblicato a Roma nel 1887 dalla Tipografia Tiberina di Federico Setth – compilato sulle testimonianze giuridiche del Processo ordinario per la Beatificazione e Canonizzazione, si auspicava che la diffusione delle notizie-virtù potessero contribuire in modo determinante al felice compimento della Causa e venivano evidenziati, con puntuali notizie biografiche, i “suoi quattro stati, di donzella, di sposa, di madre di famiglia e di vedova”, in cui “ella si rese modello di cristiane virtù, specialmente alle persone del suo medesimo sesso”. Nella pubblicazione, che fa parte dei volumi della Biblioteca della Regione Sarda, si ricostruiva dunque la storia terrena di Elisabetta Sanna, a partire dagli anni della giovinezza fino alla “venuta e dimora in Roma”, con l’analisi delle virtù esercitate e delle grazie, ottenute per sua intercessione, che portarono alla fama di santità.

Di seguito, tratta da sito www.parrocchie.it/assemini/carmine/Santi_di_Sardegna, si propone la breve schede biografica della Venerabile Elisabetta Sanna.

Nata il 23 aprile a Codrongianos (Sassari), non aveva tre mesi quando il vaiolo la lasciò così rattrappita nelle braccia che mai più poté alzar le mani alla fronte per il segno della Croce, né lavarsi o vestirsi da sola: a stento portava il cibo alla bocca. Desiderava consacrarsi a Dio in perpetua castità ma, obbedendo alla madre, sposò Antonio M. Porcu Sini col quale visse diciotto anni in perfetta armonia, restando nel 1825 vedova con cinque figli.

Iscrittasi al Terz’Ordine francescano nel 1829, dal 1830 s’accostò quotidianamente alla mensa eucaristica. Con l’approvazione del confessore intraprese l’anno 1831 il pellegrinaggio in Terrasanta ma, giunta a Genova sprovvista di passaporto, decise di visitare almeno i santuari di Roma.

Qui peggiorando la sua salute, un medico dichiarò che il viaggio di ritorno l’avrebbe esposta a grave pericolo. Elisabetta espose il caso a San Vincenzo Pallottti il quale comprese essere volontà di Dio che rimanesse nell’Urbe e la rassicurò dicendole che dei suoi figlioli avrebbero preso cura il fratello sacerdote e la mamma.

Stabilitasi in Roma e rinunciato a quanto possedeva in patria, condusse una vita santa d’orazione e d’opere di pietà. Sopportate con eroica fortezza le tante sofferenze inviatele dal Signore, passò agli eterni riposi il 17 febbraio 1857 e, come aveva desiderato, venne sepolta a S. Salvatore in Onda. Leone XIII introdusse la causa di beatificazione di questa fulgida gloria del popolo sardo, e tutti sperano di vederla sugli altari.

La casa a Codrongianos dove visse Elisabetta Sanna, restaurata dall’amministrazione comunale e appartenente alla parrocchia, custodisce indumenti e oggetti appartenuti alla Venerabile ed è visitabile tutti i giorni, con prenotazione ai numeri 079 435070-24. Il territorio comunale che ha dato i natali ad Elisabetta Sanna conta interessanti e significativi siti ed itinerari di fede; dal 1957 anche la nota chiesa di architettura romanico-pisana della Santissima Trinità di Saccargia è sotto la custodia della parrocchia di Codrongianos.