Centinaia di aziende, e con esse migliaia di persone, continuano ad essere tenute costantemente col cappio al collo da una politica creditizia orientata non a finanziare sviluppo ma a rilevare il settore agricolo per due spiccioli. Dopo la triste vicenda delle migliaia di aziende messe sul lastrico dalla legge 44/88, l’odissea per altre centinaia di famiglie sarde continua. La vendita all’asta dei beni della famiglia Spanu per un prezzo irrisorio è solo l’ultima di una lunga serie di operazioni vergognose, mentre la Regione Sarda lascia che le banche continuino a mettere per strada interi nuclei familiari.

 

Gran parte della responsabilità di quanto accade è infatti della Regione Sardegna, che potrebbe mettere mano al credito, ad esempio ricostituendone uno suo (dopo lo scippo del Banco di Sardegna) e istituire un accesso al credito agevolato, evitando che aziende del valore di centinaia di migliaia di euro vengano rilevate da speculatori senza scrupoli. Consideriamo assolutamente ingiusto che le aziende sarde possano essere pignorate a causa di debiti di poche migliaia di euro, anche in considerazione della grave crisi economica e della pesante responsabilità della Regione sarda in merito alla assenza di una adeguata politica creditizia e alle misure di salvaguardia dell’agricoltura.

 

Crediamo che i Sardi abbiano diritto ad essere difesi contro questi vergognosi atti di bassa speculazione, ed appare ogni giorno più evidente che solo una vera politica indipendentista possa farsi carico di un rilancio dell’economia delle campagne, altrimenti destinate a morire, azienda dopo azienda, a causa di una politica unionista interessata solo a soddisfare le proprie logiche di clientela e di casta.