Alice Guerrieri ha 33 anni ed è nata a Varese. Dodici anni fa è emigrata ad Otranto (terra d’origine paterna) per motivi di studio. Si è laureata in Beni Culturali presso l’Università del Salento e ha completato gli studi specialistici in Storia dell’Arte con una tesi sull’arte sarda. E grazie a questa tesi ha avuto modo di creare una piccola forma di “emigrazione” che l’ha portata ad esplorare chiese e piccoli musei, pinacoteche in tutta la Sardegna alla ricerca dei retabli sardi del Quattrocento e Cinquecento. Ogni scoperta univa un tassello importante che l’avvicinava alla conoscenza del nonno materno e della sua famiglia. Si, perché Alice ha chiare origini sarde (di Cagliari). Ma con lei cominciamo a parlare del libro da poco pubblicato e da quella forma di emigrazione, leit motiv della sua vita, che ritorna prepotentemente.

 

“La protagonista del romanzo Parigi solo andata (Lupo Editore) si chiama Lisa Baldini, è giovane, laureata e ambiziosa. Nella piccola cittadina in cui vive non si sente realizzata, si accontenta di fare qualche lavoretto ma la sua massima aspirazione è svolgere in maniera dignitosa ciò per cui ha studiato tanti anni.  Essere quindi una critica d’arte le risulta impossibile ed è per questo che in lei si radica da diverso tempo una scarsa fiducia nel futuro, poca autostima e un certo fatalismo esistenziale. Lisa è incapace di comunicare il suo disagio ai familiari, agli amici e al fidanzato; preferisce quindi estraniarsi e coltivare in silenzio la sua passione per la Francia e la cultura francese. L’unica certezza quindi è costituita da un sogno che lei coltiva sin da bambina: andare a Parigi! Una proposta di lavoro presso una nota rivista d’arte sarà il suo trampolino di lancio per coltivare il coraggio, realizzare sé stessa e dare una svolta alla sua vita. Ma un’emigrazione fortemente voluta ha i suoi risvolti inaspettati: le tante ostilità tra i colleghi della redazione, la nostalgia dell’Italia, le delusioni sentimentali e le indagini poliziesche che coinvolgeranno in prima persona la protagonista.”

 

Ora possiamo parlare di tuo nonno.

 

“L’emigrazione di Lisa è ben diversa da quella di mio nonno materno Raffaele che emigrò, per motivi di salute, dal Quartiere Castello di Cagliari in Lombardia. Erano gli anni ’40, poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti ma anche il matrimonio e i figli e il definitivo trasferimento a Varese per lavoro. Insomma in Sardegna non tornò più se non per brevi soggiorni e per rivedere la sua famiglia. Le fotografie che mia nonna nelle scatole di latta contenute in una vecchia cassapanca ricamata di motivi sardi costituivano per me bambina un vero e proprio tesoro di memorie familiari. Ogniqualvolta si apriva si dipanavano a poco a poco aneddoti e storie divertenti di cugini e zii. Finito l’incanto tutto ritornava come era prima, i cassetti chiusi e le identità nascoste. In altre occasioni di Cagliari si parlava poco quasi fosse una città fantasma, inesistente nella carta geografica delle nostre emigrazioni familiari. Forse per non rinnovare il dolore della nostalgia e dello sradicamento dalla propria terra.  Mia nonna, nata invece ad Ancona, si sentiva sarda e spesso mi diceva che non solo aveva sposato un sardo ma tutta la Sardegna!”

 

Parole forti dettate da un sentire profondo.

“Si, quando trascorreva le vacanze estive in Gallura si trasformava e tornava bambina, felice e spensierata, gioiosa. Durante l’anno non la vedevo così. Quante domande avrei potuto farle, ora che non c’è più me ne pento: tanti tasselli mancano ancora a ricostruire la storia.”

 

La tua Sardegna Alice, come la vedi?

“L’Isola è uno come scrigno dai molteplici tesori, vedo quindi tante Sardegne. Quella più divertente, fatta di lunghe passeggiate al Poetto sullo sfondo della Sella del Diavolo e di sfrenate giocate a beach tennis con i parenti e gli amici cagliaritani, si è mescolata alla dimensione di studio e alla frequentazione della Pinacoteca Nazionale, della Galleria Comunale e della biblioteca universitaria di Cagliari negli anni di studio.  Nella valle di Lanaittu con la fonte carsica di Su Gologone e le grotte di Sa Oche e Su Bentu ho conosciuto invece un’altra Sardegna, più misteriosa e intima. Il Museo Etnografico di Nuoro mi ha svelato le tradizioni più antiche e nella Sagra del Redentore ho potuto ammirare le filigrane ricamate nei variopinti costumi locali.

E come non ricordare le emozioni provate fin da bambina a Barumini e Nora. La Sardegna e tutte le regioni meridionali hanno grandissime potenzialità ancora inespresse, mi auguro che nel futuro tutti gli emigrati possano rientrare a casa e ricostruire ciò che hanno lasciato. L’importante è non smarrire la propria identità perché l’emigrazione forzata è una tragedia dell’anima che sradica le persone. Attualmente mi trovo a Cagliari per un Master in Management dei Prodotti e servizi della Comunicazione: esperienza che si sta rivelando molto significativa dal punto di vista umano e conoscitivo. Percepisco proprio in questi giorni un grande fermento tra i giovani. E’ un momento storico molto importante per le nuove generazioni che vogliono costruirsi un avvenire nell’Isola. Credo che la Sardegna debba ripartire da loro e dalla terra. Bisogna rivitalizzare le colture e portare avanti progetti di sviluppo sostenibile. Senza dimenticare da dove si viene perché solo con la conoscenza del passato si può pensare al futuro.”

 

Prima di chiudere l’intervista Alice mi interrompe..

 “Ah dimenticavo: la protagonista del mio romanzo vede una mostra sull’arte aborigena, a Roma, e ne rimane entusiasta. Per questa scena mi sono ispirata ad una mostra realmente allestita al Man di Nuoro qualche anno fa (direttrice Cristiana Collu), una delle più emozionanti che abbia mai visto!”