Varcando il portale, che rappresenta  l’emblema della Casa, si ha la sensazione di fare un salto indietro nel tempo, quando la famiglia Ruda, di origine catalana, giunse in Sardegna alla fine del 1400. Insediatasi nel feudo di Samatzai e successivamente a Donori e Cagliari, estese le sue proprietà nei centri di Suelli, Soleminis, Guasila, Ortacesus Villacidro, Villasor, Pauli Arbarei, Lunamatrona, Oristano, Cabras. Dal titolo di cavalierato con stemma gentilizio raffigurante due ramoscelli di ruta incrociati (da cui deriva il nome) i Ruda diventarono Conti di San Lorenzo e Baroni di Furtei. Alla fine del 1800 si unì in matrimonio alla nobile Chiara Ruda il nobile Cavaliere Vittorio Tordelli, nativo di Spoleto in Umbria. Da Luigi Tordelli figlio di Vittorio e Francesca Ruda nacquero Vittorio e Giorgio Tordelli Ruda che, continuando nelle antiche tradizioni della famiglia, diedero impulso alla gestione delle loro proprietà, e fra queste si impegnarono con lungo e paziente lavoro al restauro della antica dimora di famiglia che è ancora oggi la “Casa Ruda” di Suelli.

Il restauro, rispettoso del segno del tempo, oltre all’antica abitazione, ha dato vita anche ad un museo vivo e ad un accogliente luogo di ritrovo. Il complesso si articola in corti e giardini, dalla dimora patrizia alle numerose dipendenze, suggerendo, nella sua “nuova” vita un metodo armonioso di conservazione delle case tradizionali degli antichi nuclei della Trexenta, della Marmilla e dei Campidani. Il primo impianto di Casa Ruda risale al 1600, mentre il palazzo padronale, gli affreschi, gli arredi ed i dipinti sono databili al 1800. Il complesso si articola in corti e giardini, dalla dimora patrizia alle numerose dipendenze e, nei giardini interni, si innalzano le rare stele medioevali, risalenti al periodo della cristianizzazione della Sardegna intorno al VII-VIII secolo.

In uno degli ambienti che separa il cortile centrale da quello a nord si trova l’archivio, curato dalla sovraintendenza dei beni archivistici per le dimore storiche della Sardegna. Alle pareti i ritratti degli antenati della famiglia Ruda, nelle vetrine una vasta esposizione di fotografie e documenti. Fra i rari documenti relativi alla casa si conservano nell’archivio le patenti con cui il re Carlo Alberto, in data 20 settembre 1845, da Torino, approvò il dispaccio dell’Intendente generale di Sardegna che concedeva a Bartolomeo Casu la proprietà di un viottolo adiacente alla sua abitazione in Suelli. L’accrescimento della proprietà avveniva comunemente attraverso l’acquisizione di interi assi ereditari derivanti da accorte politiche matrimoniali. Ne sono un esempio le “Carte della nobile famiglia Pisquedda e nobili famiglie Paderi Deroma Cadello Pira Salaris imparentate alla nobile famiglia Trogu” e le “Carte della nobile famiglia Trogu imparentata alla nobile famiglia Diana”. Dalla famiglia Diana i beni e i documenti pervennero ai Ruda a seguito delle seconde nozze di Salvatorangelo Ruda con Giovanna Diana. Nella gestione dei terreni della sua azienda, prevalentemente coltivati a cereali e leguminose, la famiglia Ruda teneva conto delle norme relative all’ammasso e al prezzo del grano, alcune delle quali contenute nel Titulo sexto delle Leyes y Pragmaticas del Reyno de Sardeña esposto in una delle vetrine. Tra i volumi della ricca biblioteca di casa Ruda figura il Pregone … concernente l’erezione e la buona amministrazione dei monti fromentari, di cui era proprietario quel Filippo Antonio che ottenne la patente di cavalierato e nobiltà nel 1814. I monti frumentari, la cui organizzazione fu compiutamente delineata proprio nel 1767 con la pubblicazione di questo pregone, furono istituiti in Sardegna intorno alla metà del Seicento per sottrarre i contadini poveri ai rischi dell’usura: il monte infatti prestava loro la quantità di grano necessaria per la semina, che veniva restituita ad un tasso molto basso. Nel 1780 il sistema dei monti, capillarmente diffuso nell’isola, fu rafforzato con la creazione dei monti nummari, in grado di concedere piccoli prestiti in denaro per l’acquisto di semenze, bestiame ed attrezzi da lavoro. Nell’esposizione sono presenti i conti relativi alla semina ed al raccolto, ai servi e ai mietitori impiegati nel lavoro dei campi che venivano minuziosamente annotati in centinaia di registrini, la cui attenta lettura si rivela fondamentale per chi voglia ricostruire la storia e l’attività dell’azienda. Non meno interessanti, tra le carte di famiglia, quelle che testimoniano l’acquisto di attrezzi da lavoro o ne descrivono quei pezzi che necessitavano di riparazione. Tra i Ruda, saldamente ancorati ai valori cristiani ed inseriti nell’associazionismo religioso, una devozione particolare era riservata a Santa Giovanna Francesca Fremyot di Chantal, della quale, ancor oggi conservano una reliquia, custodita nella cassetta in ciliegio; in essa è riposta la veste di lino che ricoprì le spoglie della Santa dalla sua canonizzazione (1767) alla traslazione del suo corpo nella chiesa di San Maurizio ad Annecy (1806), come attestato dall’autentica della stessa reliquia. Quest’ultima pervenne alla famiglia tramite Giuseppe Sanjust, conte di San Lorenzo, cavaliere dell’Ordine Mauriziano e dell’Ordine del Collare dell’Annunziata.