Casa Ruda è stata protagonista  delle Giornate europee del patrimonio per la sezione Archivi nelle dimore storiche col patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, l’Associazione Dimore Storiche Italiane e la Soprintendenza Archivistica per la Sardegna. La manifestazione nasce con l’intento espresso dal Consiglio d’Europa di incentivare lo scambio culturale fra Paesi europei e a Casa Ruda consente di visitare i giardini e i cortili della casa, l’archivio familiare attraverso una mostra di documenti che illustrano la storia delle famiglie che vi hanno vissuto.

L’inaugurazione è avvenuta alla presenza di un nutrito pubblico: è stato Vittorio Tordelli Ruda a fare gli onori di casa presentando la manifestazione e l’importanza della collaborazione con gli operatori della Soprintendenza per l’allestimento della mostra. Paolo Scalpellini Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna ha tracciato la storia del patrimonio culturale sardo che nel corso dei secoli è stato oggetto di contaminazioni da parte di culture e tradizioni straniere. Marinella Ferrai Cocco Ortu ha illustrato le metodologie di lavoro applicate per le ricerche e i testi dell’archivio mentre il Marchese Niccolò Rosselli del Turco vicepresidente nazionale Ass. Dimore Storiche Italiane ha parlato dell’attaccamento dei proprietari alle proprie dimore, in particolare riguardo l’esproprio compiuto dai regimi comunisti nelle repubbliche, ora, ex sovietiche. L’inaugurazione della mostra è proseguita con la presentazione al pubblico dell’archivio, una sala tra lollas e soffitti in legno, immersa nel cuore di Casa Ruda dove sono state allestite le vetrine contenenti carteggi riguardanti la gestione dell’azienda agricola tra 800 e 900, cimeli di famiglia, fotografie d’epoca con le principali attività e incarichi ricoperti dagli avi di Casa Ruda. Sulle pareti sono stati collocati i ritratti dei capifamiglia che sono stati protagonisti della storia del casato, il primo ad accoglierci in ordine di disposizione è Bartolomeo Casu che sul portale d’ingresso ha lasciato le sue iniziali insieme alla data 1845 in cui fu realizzato e che cedette tutta la casa a suo cognato Salvatorangelo Ruda. Dichiarato di notevole interesse storico nel 1996, l’archivio Ruda di Suelli è costituito da circa 24000 documenti dal 1520 al 1946 relativi alla famiglia Ruda e alle famiglie a essa imparentate. Gran parte della documentazione riguarda l’amministrazione delle vaste proprietà terriere dei Ruda a Suelli, Donori, Samatzai, Soleminis, Ortacesus, Mandas, Orroli, Siurgus, Serrenti, Oristano, Siliqua. L’archivio comprende un fondo di carte Sanjust di San Lorenzo proveniente dall’eredità della contessa Francesca Roych Sanjust che, sposata nel 1866 con Michele Ruda Diana, trasmise ai discendenti Ruda il titolo comitale e il predicato di San Lorenzo; il fondo Sanjust contiene registri e documentazione varia dell’Amministrazione particolare della regina Maria Teresa d’Asburgo-Lorena di cui fu procuratore generale dal 1850 il conte di San Lorenzo Giuseppe Sanjust Vivaldi.

L’archivio mostra per la prima volta 2 reliquie di San Ignazio e Santa Rita, libri di preghiere dedicate ai Santi protettori della famiglia ma la maggiore attenzione è stata rivolta a una carta delle proprietà Ruda nei comuni di Suelli, Arixi, Selegas-Seuni, Senorbì, San Basilio e Sisini in cui sono distinte con diversi colori le proprietà della contessa Francesca Roych Sanjust  e dei suoi figli, la carta in scala 1:4000 fu eseguita agli inizi del novecento con la tecnica del collage da Carlo Ruda Roych. La mostra ha attirato un numeroso pubblico tra il 23 e il 24 settembre con la visita a tutto il complesso architettonico di grande interesse, esempio notevolissimo di casa a corte. Esso è composto dalla casa padronale, costruita sul modello delle ville signorili ottocentesche, e da una serie di magazzini, lollas, cortili e pratzas utilizzati un tempo per la raccolta e la lavorazione dell’olio, del vino e dei cereali e per il ricovero del bestiame. La complessità della struttura, la vastità degli ambienti, la quantità e la qualità degli arredi e delle attrezzature perfettamente conservati raccontano di una fiorentissima azienda otto-novecentesca, alimentata e sostenuta dalle estesissime proprietà terriere dei Ruda.