“Santu Antinu m’at azuau, totu sos sedilesos lu tenen in su  coro e issu non mancat mai de nos fàghere una gràtzia”. Andrea Mula è  appena sceso da cavallo. Dopo  l’Àrdia della sera, condotta magistralmente in sella a Gazosa, bella e imponente cavalla baia di undici anni, anche la ripetizione della mattina si è svolta senza intoppi. Un accenno di sorriso marca il viso de sa Prima Pandela, l’adrenalina in corpo è ancora tanta, ma il cavaliere capisce di aver fatto fino in fondo il suo dovere onorando il santo e tutta la comunità sedilese.

 

Un’Àrdia dal sapore antico, quella andata in scena quest’anno nel santuario di Monte Isei. A partire dal vestiario scelto dal capocorsa e dalle due pandeleddas, Costantino Chessa e Franco Manca: i tre vessilliferi si sono presentati alla consegna delle bandiere con indosso su zipone, l’elegante giubba di velluto nero del costume  maschile sedilese con due file di bottoni parallele. Una scelta salutata con un lungo applauso al momento del loro arrivo davanti alla casa del parroco. Ma a far ritornare gli appassionati indietro di qualche anno è stata la sfida lanciata dagli inseguitori al terzetto di testa: numerosi tentativi di sorpasso, pressione continua sulle tre scorte, Giovanni Mula, Mario Chessa e Antonio Carboni.

 

Ne è venuta fuori un’Àrdia spettacolare, veloce e combattuta, seguita con grande partecipazione dal pubblico. Forse anche per questo, Andrea Mula può ritenersi doppiamente soddisfatto: dopo quasi dodici anni di assenza dalla corsa, la buona sorte gli è stata vicina e gli ha concesso di rientrare a pieno titolo tra l’élite dei cavalieri sedilesi. Lui, s’intende, la sua parte l’ha fatta per intero: nessuno a Sedilo si aspettava un suo ritorno in sella dopo la tremenda caduta da cavallo del 2000. Un incidente che lo costrinse a una lunga degenza in ospedale e a un intervento chirurgico per la riduzione di alcune fratture alla gamba destra. Troppo forte però la passione di Andrea per i cavalli e la sua fede per San Costantino. E così si è deciso a chiedere la bandiera al parroco del paese, in virtù, anche, della sua anzianità di iscrizione nel registro degli aspiranti capicorsa custodito nella chiesa di San Giovanni Battista.

 

Don Agostino Carboni lo ha accontentato e Andrea Mula ha potuto così realizzare il sogno coltivato fin da bambino: rappresentare il Santo Imperatore nel giorno più importante per il suo paese. Sa Prima Pandela ha condotto i tre segmenti dell’Ardia con tranquillità e sicurezza. Costantino Chessa, sa segunda pandela, nei giorni precedenti lo aveva in qualche modo anticipato: “Andrea è pronto, sembra che non sia mai sceso da cavallo, questi undici anni non gli hanno fatto dimenticare come si sta in sella”. E così è stato. Andrea ha portato il vessillo del santo con onore, aiutato dalle due pandeleddas e dalle scorte.

 

Impegno gravoso per la seconda e la terza bandiera, Costantino Chessa e Franco Manca, che hanno dovuto fare gli straordinari per arginare la foga degli inseguitori. Due cavalieri, in particolare, hanno messo un po’ di pepe all’edizione della sera: Pier Giuseppe Spada e Michele Onida, protagonisti di due attacchi andati a buon fine ai danni delle pandeleddas. Nessuno però è riuscito ad avvicinarsi ad Andrea Mula, e questo è ciò che conta in un’Àrdia che si rispetti. Ardimento e balentia hanno dato dunque un valore aggiunto alla corsa di quest’anno.

 

Agli appassionati è sembrato di rivivere alcune edizioni del passato dove a dominare era la sfida tra i cavalieri. Con un altro elemento importante: l’Àrdia si è svolta senza incidenti per cavalli e cavalieri. Le nuvole nere si sono finalmente allontanate da Sa Corte de Santu Antinu. Un bel modo per celebrare l’importante ricorrenza dei 1700 anni dalla battaglia vinta da Costantino contro Massenzio a Ponte Milvio nel 312. Una vittoria decisiva per il trionfo della cristianità sul paganesimo rievocata, secondo molti studiosi, ogni anno a Sedilo con la corsa del 6 e 7 luglio. Questa interpretazione resiste ma sembra non essere la sola: nella festa sedilese si incrociano infatti riti antichi e miti difficili da svelare. Ma tutto questo non fa altro che accrescere il fascino di un evento unico al mondo.