La gioia per la sua liberazione era tale che i suoi concittadini non si sono accontentati dei mezzi esterni d’informazione per dare la notizia al paese. Quando il ministro degli esteri Terzi ha ufficializzato la liberazione di Rossella, a internet, digitale terrestre e satellite si è aggiunto su bandu, l’annuncio del banditore paesano Gli altoparlanti del Comune hanno tuonato: “Si repitit a sa populatzione, Rosella est lìbera”.

 

In quel momento è finito un incubo durato 270 giorni, dalla notte tra il 23 e il 24 ottobre 2011 quando Rossella e due cooperanti spagnoli (Ainhoa Fernandez ed Enric Gonyalons), erano stati prelevati da un gruppo armato di una cellula dissidente di Al Qaeda dal campo profughi di Tidouf in Algeria.

 

Subito si era attivata la macchina diplomatica con la partenza in Mali e Burkina Faso del sottosegretario agli esteri Boniver, la prima a rassicurare: “La banda dei rapitori per motivi di opportunità tratta bene gli ostaggi”. Alle parole era seguito un video via internet che mostrava i tre rapiti in buono stato di salute.

 

Da allora sul rapimento di Rossella era calato il silenzio. Ma taceva il tam tam sui social network, che per nove mesi ha tenuto alta l’attenzione. A squarciare il silenzio era stata Geppi Cucciari da Sanremo, nella serata finale del festival: “Non se ne parla tanto sui giornali, ma una volontaria italiana che lavora per aiutare donne e bambini in Algeria è in mano ai suoi rapitori da 117 giorni. Spero che torni presto a casa, che il suo futuro sia qui e intanto se ne parli in modo che siano anche queste le donne che fanno notizia”. Con questo appello accorato l’attenzione sulla vicenda è tornata alta e la visita in Sardegna del presidente Napolitano, qualche giorno dopo, ha portato una rassicurazione: “Rossella è viva e sta bene”.

 

Un altro momento pubblico ha dato uno scossone alla vicenda: il concerto di Piero Marras a Montecitorio all’inizio di giugno. C’erano il Presidente Fini, patrocinatore dell’evento, il ministro Terzi, molti parlamentari e Claudia Lombardo, Presidente del nostro Consiglio regionale. “Rossella è un simbolo che mancava in una società con una dispersione incredibile. Il simbolo durerà. Rossella è una donna sarda del terzo millennio che non ha improvvisato la sua vita. La sua figura mi emoziona: è la figura di una nuova umanità”, disse Marras con voce commossa aprendo il concerto.

 

Il 20 giugno scorso era stato il ministro degli Esteri Terzi, forse per la prima volta dall’inizio della prigionia, a sbilanciarsi sui tempi e sull’esito del rapimento, a Radio Anch’io: “Il governo segue da vicino il caso di Rossella dal primo giorno: è in buone condizioni, ho motivo di ritenere vicina la soluzione”. Parola di ministro. Infatti, quasi un mese dopo, mercoledì 18 luglio ore 19:30, il comunicato di Terzi: “Rossella è libera, bellissima notizia”. Stavolta è tutto vero a differenza di quel triste sabato di marzo, quando Al Jazira divulgò la falsa notizia della liberazione dei tre cooperanti.

 

L’oggi della cronaca è il Falcon presidenziale proveniente dal Burkina Faso che plana su Ciampino giovedì 20 marzo, riconsegnando Rossella ai genitori e ai fratelli che l’attendevano con Mario Monti e il ministro. Il giorno dopo al Quirinale Napolitano dà il bentornato a Rossella e l’accompagna idealmente all’aereo che la riporterà in Sardegna. Ad attenderla a Elmas le note dell’inno Dimónios della Brigata Sassari eseguito dalla banda musicale di Sestu, un comitato di accoglienza giunto da Samugheo, il presidente della Regione Cappellacci e tanti giornalisti. Nella gara per aggiudicarsi le prime parole di Rossella, i cronisti hanno ritardato la comparsa della cooperante. Una grande folla festante l’ha accompagnata all’auto di Cappellacci, partita subito per Samugheo dove ad attenderla, di fronte al Municipio, si erano riunite migliaia di persone giunte da ogni dove.

 

Dalla terrazza municipale Rossella si materializza alle 21:18 e parla alla sua gente: “Grazie a tutti per non averci lasciati soli e per esservi battuti per il nostro ritorno. Vi ringrazio a nome dei miei genitori per la solidarietà. Nessuno dimentichi i morti e i prigionieri, i popoli oppressi che vivono nella sofferenza e sono ricordati solo in occasione dei sequestri e delle liberazioni. Bisogna intervenire prima che la violenza diventi l’unica scelta”.

 

Parole di una grande donna, già nominata Sarda Mater 2012 dalla giunta regionale, pronta a riprendere il suo ruolo di missionaria laica, a tornare in mezzo al popolo Sharawi per aiutare i più bisognosi. Parole di chi è diventata un simbolo. Adesso che tutto è finito bene si può dire ancora con più forza. Intanto Rossella è nella sua casa di Via Brigata Sassari, dopo tante notti nel deserto. Bentornata, piccola rondine, adesso sa Festa Manna può continuare.