Se Messene piange, Atene non ride. Su entrambi i fronti principali della competizione elettorale (Pdl e Pd) per il parlamento italiota, anche in Sardegna ricompaiono rivalità palesi e occulte, ne fioriscono di nuove legate a facce finora sconosciute in campo politico, si nascondono -malcelati- rancori di personaggi scaricati che sarebbe stato meglio non “caricare” neppure, a suo tempo. Nihil novi sub sole anche nella politica nostrana, fatta di persone rispettabili ma anche di cialtroni, da che mondo è mondo. Lo spettacolo è più che mai deprimente

 

Oggi però i mali antichi sembrano subire dovunque fasi più acute, rispetto al passato recente, e mettono a nudo una sconcertante penuria di idee valide a porre rimedio alla situazione di crisi, in ogni campo. In Regione gli assessori candidati al parlamento italico rimangono in carica malgrado la palese incompatibilità sostanziale fra le due posizioni, gli esclusi covano propositi di vendetta. E via degenerando.

 

A parte Sel, non c’è stato finora un partito italiano che abbia posto come centrale la questione sarda, ad iniziare dalla lingua. Per chi dovrebbero votare i cittadini della Sardegna che hanno coscienza della propria identità?