A Nuoro: frenucu sardu

A Tempio: finochiu arestu, finuchieddu

Nella Sardegna settentrionale: fenuju areste

Nella Sardegna meridionale: fenugu aresti

 

 

Guardate bene questa pianta: è elegante, flessuosa, in un certo senso accattivante…

 

e vi siete mai chiesti perché si dice “infinocchiare”? Il finocchio è una pianta perenne del Mediterraneo, conosciutissima fin dall’antichità per il suo caratteristico odore e sapore e per l’aroma. Per il suo sapore simile a quello dell’anice era utilizzato per insaporire cibi o, come moltissime spezie, per mascherare la scarsa freschezza delle pietanze e del vino. Proprio per quest’ultimo sarebbe  stato coniugato il verbo infinocchiare: osti di pochi scrupoli offrivano ai loro avventori il finocchio che rendeva passabile anche il peggior vino.

 

È un’ombrellifera che cresce un po’ dappertutto, dai margini dei boschi ai  luoghi aridi e incolti di tutta la nostra isola. Resiste alla siccità per la sua robusta radice a fittone che esplora in profondità il terreno, è perenne per la sua elevata facoltà di rigettare dalla radice e si può dire che vegeti tutto l’anno. Fiorisce da giugno ad agosto. A scopo terapeutico si adopera tutta la pianta ma soprattutto i semi raccolti  quando sono maturi (da settembre a novembre) e in misura minore le radici. Per uso alimentare vengono utilizzate le foglie, i rami più giovani e i teneri germogli raccolti freschi nel corso della stagione vegetativa.

 

Tutti siamo a conoscenza delle proprietà organolettiche e gustative di questo prezioso alleato della tavola e della nostra alimentazione, ma spesso non sappiamo quali siano i componenti e quali numerosi effetti positivi essi abbiano sulla nostra salute. Vogliamo conoscerli?

 

Componenti principali:

 

– Olio essenziale: anetolo, fencone, estragolo, canfere, limonene

 

– Flavonoidi: quercetina, rutina, apiina

 

– Cumarine: umbelliferone, psolarene, seselina

 

– Protovitamina A e vitamine B, C ed E; calcio, fosforo, potassio, zolfo, fibre.

 

La sua principale sfera d’azione si esplica sull’apparato digerente per l’effetto antispasmodico che ha sulla muscolatura liscia di stomaco e intestino.

 

Attività farmacologica e indicazioni terapeutiche:

 

– aperitiva (stimola l’appetito se assunto prima dei pasti)

 

– carminativa (agisce come antifermentativo gastrico: stimola la digestione,  riduce la quantità di gas prodotta in eccesso, evita e cura le colichette gassose dei lattanti, elimina il meteorismo, le eruttazioni, le flatulenze, le nausee, il singhiozzo, le emicranie digestive e le costipazioni)

 

– diuretica (è molto efficace nel liberare il corpo da fluidi stagnanti e grassi, come nel caso della ritenzione idrica e della cellulite)

 

– emmenagoga (facilita il flusso mestruale)

 

– galattogena  (stimola e facilita la secrezione lattea delle puerpere)

 

espettorante (agisce sui bronchi e sui polmoni, calma gli attacchi di tosse, di pertosse, di asma).

 

 

Usi e dosi:

 

Decotto: un cucchiaino di semi in una tazza di acqua fredda, portare ad ebollizione e cuocere per 5 minuti. Riposare 15 minuti, filtrare e bere dopo i pasti.

 

Tintura madre: 40 gocce, diluite in acqua, tre volte al giorno, dopo i pasti.

 

Olio essenziale: 2-5 gocce in poca acqua, meglio se in un cucchiaino di buon miele, da sciogliere in bocca.

 

Si deve prestare attenzione a non somministrare questa essenza ai bambini sotto i sei anni e a non superare le dosi consigliate dagli esperti.

 

Vino di finocchio:150 grammidi semi a macero in un litro di buon vino per 8 giorni. Da bersi a cucchiai prima dei pasti nelle anemie, dopo i pasti per stimolare le funzioni digestive.

 

 

I semi si utilizzano per aromatizzare pane, focacce e dolci casalinghi, aggiunti alla cottura dei legumi li rendono più digeribili e attenuano gli effetti indesiderabili (gonfiori e flatulenze).

 

Gli antichi attribuivano a questa elegante pianta erbacea magici poteri: appendere un mazzo di finocchio al soffitto dell’ingresso di casa allontanava il malocchio e scacciava fantasmi e spiriti maligni. I cristiani si nutrivano di questi semi nei giorni di digiuno per placare i morsi della fame, i soldati Romani masticavano semi di finocchio durante le lunghe marce in cui non c’era tempo sufficiente per fermarsi, allestire un campo e preparare un pasto caldo.

 

Da Teofrasto a Plinio, da  Galeno a Ippocrate, da Dioscoride  a  Ildegarda di Bingen; i maggiori medici ed  esperti botanici dell’antichità ne esaltavano le virtù indicandola quale pianta efficace in molte occasioni. Gli innumerevoli poteri attribuiti dagli antichi a questi semi odorosi sono stati confermati dalla chimica moderna. Si è provato infatti che il finocchio è un’essenza fortemente tonica e stimolante: stimola l’appetito, la funzione digestiva, quella intestinale e quella diuretica ed eccita la secrezione di tutti i liquidi prodotti dall’organismo. Il famoso medico inglese Culpeper asserisce che le proprietà del finocchio selvatico sono di gran lunga superiori a quelle del finocchio coltivato.

 

Per uso esterno il decotto è ottimo per conservare e migliorare la vista e nelle congiuntiviti; questo uso oftalmico era già conosciuto e indicato da Plinio (il decotto si ottiene facendo bollire in un quarto di litro di acqua un cucchiaio di semi per alcuni minuti, filtrato e raffreddato si lavano gli occhi più volte al giorno, facendone penetrare un poco dentro).

Per i Greci poi aveva un sapore di mito relegato a ruolo sacro: fu nel fusto cavo del finocchio che Prometeo portò dall’Olimpo il fuoco agli uomini. Essendo in Grecia abbondantissimo il finocchio (Maratona significa infatti “campo di finocchi”), fonti autorevoli affermano che fu in un’immensa distesa assolata dove abbondava questa pianta che si disputò la famosa battaglia in cui gli Ateniesi sconfissero i Persiani, nel 490 a.C. Infatti le statue dell’atleta che percorse la prima maratona (150 migliadi corsa fino ad Atene per annunciare la vittoria) lo rappresentano sempre con un ramo di finocchio in mano.

 

A noi non resta dunque che registrare il primato di questa meravigliosa pianta, che batte ogni giorno, in longevità e freschezza, i più grandi miti umani per arrivare a regalarci la riscoperta dei suoi poteri e delle straordinarie virtù che così tanto spesso dimentichiamo o cerchiamo altrove, ma sono in fondo scritte nella roccia delle nostre conoscenze più naturali e genuine.