Agnocasto

(Vitex agnus castus L.-  fam.Verbenaceae)

Nella Sardegna settentrionale: pibiru sardu

Nel Nuorese: pipereddu ’e ribu, samucu de frùmene

Nella Sardegna meridionale: pìbiri sardu, samucu de arriu.

 

 

Bellissima pianta cespugliosa che durante l’estate ci rallegra con i tralci coloratissimi color bianco-azzurro-viola. L’agnocasto è un cespuglio aromatico, talvolta alberello, con fusti eretti e flessibili che raggiungono un’altezza sino a 4 metri. I fiori terminali sono raccolti in spighe lunghe anche 20 cm., il frutto è una drupa globosa piccola, estremamente dura, quadriloculare, con un seme per ogni loggia di cui però solo uno raggiunge la maturità.

 

Lo troviamo spesso ai bordi delle superstrade e lungo i letti dei ruscelli. Basta guardarsi attorno durante i viaggi e le gite estive per riconoscerlo e, doverosamente, ringraziarlo per l’omaggio floreale che ci regala ogni anno. È curioso anche il suo nome: agnus (agnello) e castus (casto) perché veniva piantato intorno ai monasteri, ai conventi e ai luoghi di culto come simbolo di purezza. I frati preparavano con le sue foglie l’aqua castitatis. Si narra, infatti, che questa pianta fosse considerata dagli antichi greci “utile per quelli che fanno voto di castità”. Vediamo perché:

 

 

Azione farmacodinamica

 

aperitiva

 

emmenagoga

 

eupeptica

 

soporifera

 

 

Indicazioni terapeutiche

 

eretismo sessuale

 

amenorree, dismenorree

 

menorragie, metrorragie

 

sindrome premestruale

 

ritenzione idrica nel periodo premestruale

 

insufficienza lattea

 

disturbi della menopausa

 

insonnia e depressione ciclica premestruale

 

ansia

 

acne comune

 

herpes simplex recidivante

 

cefalgia da meteorismo

 

spasmi intestinali

 

 

Parte utilizzata

 

I frutti maturi, raccolti a settembre-ottobre, quando diventano duri e il colore passa dal verde al nero e le sommità fiorite.

 

 

Componenti principali

 

Olio essenziale: cineolo, pinene

 

Alcaloide: viticina

 

Iridoidi: aucubina, agnuside

 

Flavonoidi: casticina, penduletina, omoorientina

 

Sostanza amara: castina

 

 

Usi e dosi:

 

– 40 gocce, in poca acqua, di tintura madre tre volte al giorno dopo i pasti

 

– due-tre volte al giorno una tazza dell’infuso delle bacche.

 

– una capsula di estratto secco tre volte al giorno

 

Tossicità ed effetti secondari

 

– In letteratura non vengono segnalati effetti tossici o secondari, anche in caso  di uso prolungato.

 

– Si consiglia di evitare l’utilizzo in caso di terapia ormonale sostitutiva o di assunzione della pillola anticoncezionale. Non usare in gravidanza.

 

– I preparati di agnocasto vengono utilizzati anche per normalizzare l’ovulazione e le mestruazioni dopo le interruzioni causate dalla pillola antifecondativa.

 

Le foglie e i frutti di questa preziosa pianta hanno da sempre fama di anafrodisiaci,  sedativi e regolatori degli ormoni femminili tanto che di questo hanno scritto i più importanti esperti di materia medica dell’antichità: da Ippocrate a Platone, da Plinio il vecchio a Dioscoride, fino ai nostri giorni. Abbiamo ora la conferma scientifica che  avevano ragione: studi clinici confermano l’effetto dopaminergico dell’agnocasto e la validità del suo impiego nella sindrome premestruale, nella mastalgia e nelle irregolarità mestruali.

 

Sembra incredibile che una semplice pianta che cresce spontanea e non ha bisogno di cure da parte dell’uomo sia così ricca di principi attivi benefici per l’essere umano; quante lezioni di generosità ci dà la natura! Le piante assorbono nutrienti vitali dal suolo, li elaborano e  li immagazzinano e in questo modo ci forniscono materie prime facilmente digeribili e assimilabili. Senza dubbio ci garantiscono un’abbondanza di composti chimici eccellenti, ma il loro potere risanante va ben oltre il regno fisico e si estende alla forza vitale. Quando le erbe curative agiscono nel corpo, intensificano l’azione risanante dell’energia e così facendo guariscono il nostro cuore e la nostra mente perché contribuiscono a ripristinare l’armonia e l’unità.