051A Bitti Maurissa faceva le cose che sempre hanno fatto le donne in paese, e viveva la vita di sposa e mamma e giorni protetti dai riti e dagli affetti. Era giovane Maurissa e aveva cinque bambini, il più piccolo di appena un anno e la più grande di neanche sei, e aveva un marito che possedeva un camioncino OM Leoncino e faceva trasporti per vari paesi della provincia di Nuoro: frutta, patate, legna, uomini e specialmente donne che andavano a pregare al Santuario dell’Annunziata, S’Annossata.

 

Ma un giorno Maurissa guarda i suoi figli e capisce che vuole anche altro per loro, percorre lenta le stradine famigliari di Bitti, accarezza con lo sguardo l’orizzonte, sente i profumi della terra e li respira con il cuore, ascolta il canto delle campane di San Giorgio, ascolta la musica che le parole hanno nel suo dialetto, e capisce che ci sono cose che non si possono fermare: per questo prende per mano Giovanni Battista Goddi e i loro cinque figli e assieme lasciano Bitti per Cagliari. In valigia mette la loro storia, i ricordi e il respiro del loro paese, quello che sempre è stato e a cui erano avvezzi perché sapeva già, con certezza, che il futuro ha un cuore antico.

 

A Cagliari il più giovane dei nove fratelli Montaldo aveva 70 anni, panificatori da una vita, con un panificio funzionante da sempre in una stradina stretta e ombrosa che si affacciava sul porto. Forno degli anni Trenta ma moderno, forno che aveva dato pane a tutta Cagliari e provincia. Erano stanchi, i Montaldo, un po’ vecchi e molto stanchi, ma aspettavano e cercavano, cercavano qualcuno che amasse ciò che loro avevano creato, qualcuno che ne custodisse il valore. Quando videro Maurissa seppero, all’istante, che l’avevano aspettata tanto e finalmente era arrivata. Maurizia Pala in quel forno ha lavorato quasi mezzo secolo.

 

All’inizio Maurissa faceva il pane, e il forno moderno della grande città iniziò a produrre pane che sapeva di paese e di antiche ricette. Le figlie erano ancora bambine e neanche in punta di piedi sarebbero riuscite a vedere all’interno della impastatrice, però ogni sera c’era la lotta e tutte volevano andare a far compagnia alla madre, così la notte, a turno, dormivano nel vecchio panificio e nell’ora in cui la luna ha l’ultimo splendore Maurissa dava acqua alla farina, e il lievito e il sale compivano la magia.
Il forno stava nella prima stanza, c’erano le impastatrici e un vecchio tavolo in legno lungo lungo. Non c’erano finestre, ma solo una piccola porta che d’estate rimaneva spalancata notte e giorno, la notte il profumo del mare entrava per mescolarsi a quello del pane. D’inverno, quando le notti diventavano gelate e la mamma jana con magia trasformava acqua e farina in moddizzosu, le bambine dormivano al caldo sonni tiepidi e profumati. Il pane veniva venduto durante la mattina. Ma un giorno Maurissa guarda il forno riposare spento e si accorge che il calore della cottura notturna si mantiene per tutta la sera, e pensa allo spreco est lastima a perdere su ‘oku, e ancora una volta sa che ci sono cose che non si possono fermare e quello stesso giorno iniziò gli impasti dolci: 1 kg e mezzo di biscotti, 1 kg di papassine. Si e no tre chili di dolcetti al giorno, neanche il tempo di sfornarli erano già venduti.
Così crea quello che diventerà Durke, unicamente così, con semplicità e tanto lavoro.
Anche Giovanni Battista fa un salto di qualità concludendo il contratto per il trasporto della Coca Cola, l’azienda che lui ha fatto grande, e che oggi viene gestita dalla figlia Luciana, è ancora lì da 50 anni a trasportare la bevanda più famosa al mondo.
Così passano gli anni, e corrono veloci con Giovanni Battista forte e vicino, con i figli che studiano lingue, economia, marketing, logistica, design all’università e sembrano prendere strade lontane. Ma a casa la lingua è quella di sempre, bittese puro, e le mani di Maurissa invecchiano senza conoscere immobilità, e la piccola porta di via Napoli continua incessante a spandere profumi lungo le vie del porto.

 

Oggi i figli di Maurissa e Giovanni Battista sono adulti e le strade lontane e diverse percorse da ciascuno sono convogliate tutte nel vecchio forno, e ciascuno a suo modo fa grande l’idea della madre.

 

Oggi chi passeggia a Cagliari in via Napoli e trova un piccolo tavolino antico con sopra sempre un vaso di freschi fiori di campo e le scatole colorate piene di dolcetti, un tavolino che porta un raggio di sole e che fa primavera tutto l’anno, sa che è arrivato a Durke. Chi oltrepassa la piccola porta trova un negozio che esporta in tutto il mondo e il vecchio forno dei Montaldo, trova il computer, Internet e le vecchie impastatrici sovrastate dai ganci arrugginiti su cui erano appese brocche piene d’acqua. E sul tavolo lungo lungo tante scatole colorate piene di dolcetti, fatti come sempre si sono fatti i dolci in Sardegna e pronti per essere spediti in Francia, Olanda, Germania, America.

 

Oggi, se entri dalla piccola porta di via Napoli, trovi Maurissa che offre un dolce e racconta una storia e ne senti la passione giovane giovane. E senti il profumo di dolcetti, e senti l’amore di chi non c’è più ma in questo posto ha lavorato, l’amore invecchiato dei Montaldo e quello per sempre giovane di Giorgio Goddi.

 

E lo senti ancora vivo, l’unico maschio di Maurissa e Giovanni Battista, lo senti negli occhi e nelle parole di chi è rimasto. E ne senti lo sguardo accarezzare i movimenti lenti e perfetti della madre e quelli giovani delle sorelle che fanno dolci che profumano di miele e cannella, sappa e mirto, mandorle, zucchero, arancia e poesia. Poesia d’amore.