Parlare di questa bellissima pianta, farla conoscere e far conoscere il suo mito mi riempie di gioia ed è con vero piacere che mi accingo a farlo.

Intanto il suo mito: Ovidio racconta che il bellissimo dio del sole Apollo si era perdutamente innamorato della ninfa Dafne, figlia del dio fluviale Penèo. Ma Apollo non era corrisposto dalla ninfa. Dafne, esasperata per le ossessive avances del dio chiese aiuto al padre che, impietosito, decise di aiutare la figlia… Ovidio così racconta: “ha appena finito di pronunciare queste parole che un pesante torpore le invade le membra: il morbido petto è racchiuso in una sottile corteccia; i capelli si allungano fino a diventare fronde, le braccia rami; i suoi piedi, prima così veloci, sono inceppati da inerti radici; il viso diviene la cima dell’albero. Solo il suo splendore le resta. Ma anche così Febo (Apollo) l’ama e ponendo la mano sul tronco sente battere ancora il suo cuore sotto la corteccia appena spuntata, stringendo tra le braccia i rami come se fossero membra dell’amata, copre di baci la pianta.  Allora il dio così parla: ‘Poiché non puoi essere la mia consorte, ebbene sarai il mio albero. La mia chioma, la mia cetra, la mia faretra saranno sempre inghirlandate di te, o alloro’.

Ci sono tante leggende curiose ma questa commovente storia è la più espressiva.

Il lauro, infatti, è l’emblema della poesia e delle arti: la corona di alloro è il dono a coloro che onorano la poesia, la danza, il canto. E sempre di alloro o lauro che derivano i termini di Laurea o Baccalaureato, a coronamento degli studi universitari. È una delle piante più cantate dai poeti di ogni epoca: Dante Alighieri, Torquato Tasso, Francesco Petrarca, Vittorio Alfieri e Giosuè Carducci, per citarne solo alcuni.

 

Ed ora conosciamola da vicino:

 

a Nuoro: labru

a Sassari e Sardegna settentrionale: alàru, araru, loru, loro

in Campidano: lau, latiu

a Tempio: làuru

ad Alghero: agliau

 

L’alloro è un albero sempreverde che può raggiungere i dieci-dodici metri di altezza, cresce spontaneo in tutta la regione mediterranea ed è ammirato per la bellezza e la simmetria del fogliame. In Sardegna è diffuso soprattutto nella parte settentrionale ma lo si trova abbondantemente anche nell’Iglesiente. Viene coltivata per l’aspetto maestoso e per l’ampia chioma a foglie persistenti, dalle quali emana un gradevole odore balsamico. Intorno alle case e agli orti viene coltivata come siepe e frangivento.

Tronco con corteccia grigia lucente; rami flessibili, verdi e lisci; foglie coriacee, verde scuro, lucide nella pagina superiore, leggermente ondulate; fiori piccoli di un bianco gialliccio; frutto (bacca) carnoso, nero lucido, con seme ricoperto da un guscio.

Fiorisce in primavera.

Parti usate: le foglie e le bacche.

Tempo balsamico: le foglie si raccolgono tutto l’anno ma il periodo balsamico migliore è in luglio-agosto. È preferibile usarle fresche ma possono essere utilizzate anche dopo averle fatte essiccare in luogo ventilato e ombroso, stendendole in sottili strati. È sufficiente una settimana di stagionatura.

Le bacche invece si raccolgono a novembre-dicembre, a completa maturazione.

 

Principi attivi: le foglie contengono olio essenziale composto da geraniolo, cineolo, eugenolo, terpineolo, terpineolo, pinene, eucaliptolo, acido tannico.

Le bacche contengono 25%-30% di olio etereo, grasso, detto burro di lauro o olio laurino, contenente laurostearina. È bene sapere che l’olio delle bacche, forse per la presenza dell’alcool germacrano, può causare dermatite da contatto ed eczemi.

 

Impiego terapeutico: le foglie sono utili contro l’adinamia (mancanza di dinamismo), nell’aerofagia, atonia digestiva, bronchiti putride, cefalea da dispepsia, gastrospasmi, nevrosi gastriche. Le bacche aiutano nella cura delle artralgie, reumatismi, lombalgie, torcicollo.

 

Forme e dosi: infuso di foglie (5-6 in una tazza d’acqua bollente, riposo 10 minuti) subito dopo i pasti facilita la digestione e svuota l’intestino dai gas. In caso di raffreddore incipiente  4 tazzine al giorno perché è un prezioso sudorifero. Se ci si sente deboli berne almeno due tazze al giorno, con un cucchiaino di miele e una scorza di limone.

Il decotto di foglie (bollirle per 10 minuti) serve per gargarismi e sciacqui nelle infezioni della bocca e della faringe in quanto l’alloro è antisettico (ha un’azione battericida e fungicida per la presenza dell’essenza e dei tannini).

È utile, per uso esterno, l’olio di lauro ottenuto facendo macerare foglie e bacche nell’olio di  oliva per una settimana, contro i reumatismi, contusioni e per riattivare le articolazioni dopo traumi o fratture ossee.

L’uso delle foglie molto aromatiche di questo splendido albero benefico per eccellenza è infinito come le sue qualità: in cucina si utilizzano le foglie fresche o essiccate per lessare i pesci, per profumare i fichi, nei funghi sott’aceto, nella salsa di pomodoro, nella cottura delle carni per insaporire stufati, brodi, marinate, minestre, nonché per insaporire alcuni salumi ma anche bevande o dolci. La cotognata (losanghe di marmellata solida di mele cotogne) si offre su un letto di foglie di lauro e così anche “sa pompia” candita (un agrume dalla buccia spessa, ruvida e deforme, simile al cedro, tipico della  zona di Siniscola e Torpè).

 

E non possiamo trascurare la liquoreria: avete mai assaggiato un liquore di alloro? Una delle tante varianti, a mio parere la migliore e la più semplice, è questa: far macerare in 300 grammi di alcool per liquori 15 belle foglie per tre giorni. Filtrare e aggiungere 700 grammi di sciroppo di acqua e zucchero di canna.  Il liquore, di un bellissimo verde intenso, è pronto per essere consumato. Se ne berrà un bicchierino al mattino come energetico oppure dopo i pasti come digestivo.

L’alloro è considerata la pianta della metamorfosi e dell’illuminazione e il suo profumo può portare la mente ad elevarsi su piani sottili, risveglia l’ispirazione sollecitando la creatività.  L’olio essenziale che si ottiene dal distillato delle foglie ha, infatti, una nota aromatica fresca, speziata, dolce, canforacea che agisce sullo stato d’animo, sull’umore e sulle emozioni regalandoci calma, riequilibrio e vitalità.

Laurus nobilis: il suo nome botanico mette in evidenza il rispetto di cui gli antichi lo circondavano e ci indica quanto preziosa fosse questa pianta. È una vera e propria miniera a cui attingere per la nostra salute. Amiamola e utilizziamola con più considerazione ringraziando la natura di questo grande dono.