Il mondo come appare ai nostri occhi cela sempre qualcosa di misterioso e noto allo stesso tempo; noto perché può essere qualcosa a noi familiare e misterioso perché a seconda di come ci poniamo nei suoi confronti scopriamo di esso un aspetto fino a quel momento rimastoci oscuro. Ma nel tentativo di riconoscere cosa ci sia oltre il bagliore di una luce improvvisa che marca solamente i confini di ciò che osserviamo possiamo affermare che l’esistente attorno a noi offre continui momenti di riflessione tanto da indurci a comprendere che si rivolge a noi con linguaggi spesso molto differenti ma sempre fortemente comunicativi.

 

Parafrasando alcuni versi dell’autore tedesco più letto nel ‘900, Hermann Hesse, tutto ciò che esiste aspira ad un linguaggio che si traduce in mille linguaggi fatti di parole, gesti, linee, suoni e colori. Tutto sta nel saperne ascoltare e cogliere l’intensità espressiva. Potrebbe allora accadere di scoprire un luogo dove ogni singolo elemento si esprime in maniera raffinata e affascinante: sarebbe un peccato non ravvisare le sfumature che si delineano ai nostri occhi solo perché le sue maniere d’esprimersi non ci sono familiari. Il paese di Atzara e le sorprese che regala il suo territorio sarebbero un luogo ideale dove poter provare a conoscere tutta l’ingegnosità del creato.

 

Questo centro agricolo del Mandrolisai, posto a 553 m s.l.m. e che conta una popolazione di 1.300 abitanti, offre infatti al visitatore più curioso numerosi esempi di come il mistero della comunicazione sia reso chiaro e semplice. Arrivando nel piccolo borgo in una tiepida giornata autunnale si rimane stupiti dallo spettacolo di colori offerti con generosità dalla natura che servendosi dello splendore della rugiada mattutina  intensifica le tonalità rosso e arancio delle viti attorno al paese, contribuito importante alla sua notorietà in tutta l’isola.

 

Infatti in questo territorio interno della Sardegna si producono dei vini molto apprezzati, punto di forza per l’economia del paese e che attualmente stanno permettendo lo svilupparsi di attività orientate alla produzione e al commercio su vasta scala dello stesso.

 

Secondo fonti attestabili la coltura vitivinicola in questo centro risalirebbe al 1400, ma nonostante rappresenti l’identità culturale di Atzara, questo piccolo borgo di origine medievale si contraddistingue per una grande laboriosità anche in altri ambiti che caratterizzano l’economia locale: a partire dal fiorente settore edile, il quale vanta la presenza di numerose piccole imprese che operano in tutta l’isola, passando attraverso l’orticoltura e l’allevamento di ovini e caprini e giungendo alla pregevole produzione artigianale che annovera tra i suoi prodotti cassapanche in legno scolpito e lavori di raffinata tessitura. Addentrandosi tra gli stretti vicoli del paese si intuisce immediatamente l’importanza dell’elemento espressivo di marca iberica.

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Nei suggestivi rioni di Su Fruscu, Sa Cora Manna, Su Cuccuru de Santu Giorgi, Montiga ‘e Susu, Lodine, Zuri e Montiga ‘e Josso è sopravissuto un tessuto urbano di epoca aragonese che regala la visione delle famose domos de pedra, antiche case in granito alle quali sono stati dedicati alcuni versi scritti da Paolo Pillonca e musicati da Piero Marras che raccontano del fascino di questo borgo di origine medievale: “Sa luna cun ojos de prata/ aundat sas domos de pedra”. Sempre di stampo aragonese sono i particolari architettonici della vecchia casa parrocchiale, mentre la presenza di vecchi palazzi che costeggiano le strette stradine del centro storico testimoniano il gusto spagnolo, in particolare il complesso di edifici detto “de su Conte” all’interno dei quali si trova la più antica cantina del paese con botti in castagno, soffitto con le originali travi in rovere, pavimento in terra battuta e le architravi all’ingresso e alle finestre della casa.

 

Proseguendo alla scoperta dei linguaggi di questo luogo ci si potrebbe soffermare su quello della sacralità affidato alla presenza delle chiese inserite nel centro abitato come la parrocchiale di Sant’Antioco che dovette sorgere tra il XVI e il XVII secolo e l’antica chiesa di S. Giorgio situata nella piazza centrale del paese e ai due santuari campestri detti di Santa Maria ‘e Josso e Santa Maria ‘e Susu, l’ultimo dei quali si dice sia il più antico di tutta la zona. L’espressione religiosa si avverte anche nei numerosi momenti che scandiscono il calendario liturgico e che coinvolgono l’intera popolazione, come ad esempio in occasione della festa patronale dedicata a S. Antioco che da sempre anima la devozione e l’entusiasmo degli atzaresi.

 

“La tradizione è un aspetto fondamentale della nostra cultura poiché sta alla base dell’identità”, afferma il giovane sindaco di Atzara, Alessandro Corona. Ma essere legati alla tradizione non significa rimanere ancorati alle proprie posizioni e non volgere lo sguardo in avanti. Infatti per il primo cittadino non solo è necessario mirare al progresso, ma è indispensabile per giungere al miglioramento delle proprie condizioni di vita. È doveroso allora tentare il connubio tra tradizione e progresso, evitando però di identificare quest’ultimo con la modernità più sfrenata. “Veniamo da lontano e andiamo lontano” è il motto col quale il sindaco sintetizza  l’esigenza attuale di questo borgo del Mandrolisai.

 

Questo desiderio di raggiungere mete apparentemente distanti si concretizza, ad esempio, nell’importante promozione turistica che l’amministrazione sta cercando di portare avanti con la convinzione che tutte le risorse del territorio possano essere esibite, ma soprattutto vissute dai turisti. Il percorso della promozione è iniziato con la presentazione del sito internet, all’interno del quale si possono trovare tutte le informazioni utili con numerose curiosità e un ricchissimo repertorio fotografico. Il comune ha anche preparato una dettagliata guida turistica, da distribuire ai vari tour operator dell’isola, che mette in risalto i punti più importanti del sapere tradizionale e delle innovazioni che riguardano il paese.

 

Inoltre si sta occupando della progettazione  di un itinerario eno-gastronomico il cui obiettivo è quello di mettere in rete tutti gli artigiani e i produttori che operano nel luogo per dare testimonianza di un territorio desideroso di aprirsi al mondo. Cercare di andare incontro agli altri significa allora essere disposti ad accogliere ciò che viene dall’esterno, ma soprattutto essere capaci di svelare agli altri l’arte di interpretare i linguaggi di ciò che ci circonda. Il linguaggio della natura, l’espressione della storia antica come quella della modernità potrebbero essere punti in comune con altri luoghi dell’isola e del mondo, ma c’è un’espressione che Atzara può manifestare più di altri e che rende il luogo unico e indimenticabile: l’arte.

 

Infatti il paese ha dato i natali ad un grande pittore del Novecento sardo, Antonio Corriga, le cui opere sono conosciute dalla gente e celebrate dalla critica. In realtà la cultura artistica era di casa ad Atzara già a partire dai primi del Novecento, anni in cui il paese si dimostrò capace di accettare l’arrivo e la permanenza di giovani pittori spagnoli attratti dagli abiti e dalle tradizioni popolari locali. Eduardo Chicharro, Antonio Ortiz Echagüe, Bernardino Dequiròs rappresentanti d’eccezione del movimento costumbrista spagnolo soggiornarono nel paese del Mandrolisai facendo scuola tra i vigneti e le cantine tanto che si potrebbe parlare di una “accademia d’arte spontanea” dalla quale prese le mosse il risveglio dell’arte isolana.

 

Infatti molti artisti sardi, tra i quali Francesco Ciusa, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Mario Delitala e Stanis Dessy, presero parte a questi incontri durante i quali si discuteva non solo di pittura e di scultura, ma anche di storia e politica. Sicuramente la fantasia del giovane Corriga ricevette uno stimolo importante dalla frequentazione di questi artisti e dalla presenza di importanti opere d’arte, anche in collezioni private. Grazie al suo impegno e alla sua volontà di “riunire insieme tanti amici”, l’antica casa di Carmina e Pietro Sias è stata trasformata nel museo d’arte moderna e contemporanea “Antonio Ortiz Echagüe”. Inaugurata nel 2002, la pinacoteca comunale è costituita di 54 opere che raccontano di un viaggio nell’arte partito nei primi del secolo scorso e che arriva fino ai giorni nostri. Nella prima sala si possono ammirare i tratti e i colori degli artisti spagnoli e isolani che rimasero ad Atzara nei primi anni del 1900, ai quali seguono le opere di Antonio Corriga. Al piano superiore, invece, le numerose pennellate mostrano una collezione di artisti differenti per stile, formazione e periodo di produzione.

 

Oltre a questa esposizione permanente, il museo allestisce anche delle personali, l’ultima e più importante delle quali è stata dedicata all’illustre Maestro del paese: una mostra antologica intitolata Pinturas de Ammentos che ha visto arrivare nel piccolo centro 2000 visitatori che hanno reso omaggio alle opere di Antonio Corriga. Attualmente l’amministrazione comunale è impegnata per la realizzazione di una mostra internazionale (Il Vino si fa immagine) in collaborazione con l’Associazione Nazionale Città del Vino.

 

Anche il linguaggio dell’arte dunque appartiene a questo piccolo borgo. I colori, i suoni, le linee, la parola sono modi d’esprimersi differenti che svelano il senso del mondo. Conclude H. Hesse: Dove parola e colore si associano, dove risuona il canto e dove l’arte si schiude prende forma ogni volta il senso del mondo e di tutto ciò che esiste, e ogni canto e ogni libro e ogni quadro è uno svelare, un nuovo, ennesimo tentativo di compiere l’unità della vita.

 

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