Mestiere difficile ed imprevedibile quello dell’artista. Chi sceglie di raccontare la società con linee e colori, chi vive accanto alla gente comune e si fa portavoce di una realtà che osserva e studia, trasponendola nelle sue opere, è un attento cronista il cui linguaggio passa attraverso le immagini. Le parole scaturiscono solo dopo, quando le figure rappresentate iniziano a diventare autonome, a vivere oltre l’esistenza che l’autore gli ha offerto.

 

Le forme ritratte hanno un immediato potere comunicativo, veicolano sensazioni e sentimenti lasciando l’osservatore profondamente impressionato da quella visione, catturato dal codice espressivo che ogni opera, per essere tale, deve contenere ed esprimere. Vivere di arte non è solo una passione: ci vuole impegno, sacrificio, esercizio, costanza.

 

Non ne fa mistero Edimo Mura, maestro elementare in pensione noto per le sue qualità artistiche, residente ed operante a Macomer da diversi anni. Creare, disegnare, incidere sono il suo pane quotidiano. “Mi dedico ai miei quadri ogni giorno” – dichiara facendo intendere di non poterne fare a meno. Chi lo conosce bene sa che per incontrarlo sarà sufficiente bussare al piano terra della sua abitazione, nella quale da sempre svolge gran parte della propria attività. Un luogo intimo dove è racchiusa la storia artistica del maestro Mura, e dal quale vengono alla luce le sue creazioni, frutto di sperimentazioni sempre nuove.

 

Le raffinate scelte stilistiche operate lo hanno consacrato erede di un filone che in Sardegna sta lentamente scomparendo: quello della xilografia. È questa una tecnica molto particolare, che esige diverse abilità, sia manuali che artistiche. Inizialmente l’opera prende corpo sulla carta: si realizza una sorta di progetto, disegnando l’immagine che si intende ottenere. Successivamente si procede a trasferire quest’immagine, incidendola su una lastra di metallo oppure sul legno. Nell’ultima fase di lavorazione si traspone sulla carta quanto è stato inciso: un passaggio molto delicato ed importante che può essere fatto sia manualmente che attraverso l’ausilio di un torchio.

 

Il percorso didattico di Edimo Mura è contrassegnato da una continua ricerca di perfezionamento e dall’esercizio di questa tecnica complessa ed articolata. Una scelta espressiva dettata dalle proprie doti naturali, ma anche da anni di studio intenso e dedizione che lo hanno reso un artista completo, padrone delle tante competenze richieste dal mestiere dello xilografo.

 

L’approccio all’attività manuale inizia per il maestro Mura in gioventù quando, lavorando in una falegnameria, impara ad intagliare il legno con attrezzi rudimentali e, da autodidatta, sviluppa una perizia tecnica notevole, testimoniata dalle sue prime opere scultoree. Il successivo approdo alla tecnica incisoria diventa un naturale passaggio per l’artista, che avverte l’esigenza di completare la propria formazione sotto la direzione di uno dei più grandi xilografi contemporanei: il sardo Remo Branca.

 

La scuola di Urbino segna per lui un importante momento di svolta nel campo dell’incisione e della stampa con torchio a mano, ai quali si dedica con entusiasmo ottenendo buoni risultati. “Nelle mie opere narro le cose che vivo stando in mezzo alla gente” – racconta Edimo Mura, che ha sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei fatti legati all’ambiente in cui vive. Dai suoi quadri emerge il volto autentico della Sardegna: nuraghi e chiese, betili e menhir, il mondo pastorale, paesaggi agresti nei quali l’uomo appare pervaso dalla solitudine della campagna.

 

Non manca l’immagine del cavallo, a testimonianza di una tradizione equestre connaturata nella nostra isola, e la descrizione di tante scene di vita quotidiane, animate da fabbri, contadini, pastori, donne e fanciulli, pensosi ma fieri anche in situazioni di povertà o sofferenza. “La Sardegna ha dato i natali a grandi maestri dell’incisione – afferma Edimo Mura – ed è nostro dovere preservare le tecniche a cui questi artisti hanno dato valore”.

 

Un tentativo che egli porta avanti da diverso tempo, fin da quando a Macomer, nel 1985, si svolsero i primi corsi per giovani e non, volti a riscoprire i segreti dell’incisione. Il sogno di Edimo Mura non è cambiato, ma si è arricchito negli anni divenendo più ambizioso. “Il mio più grande obiettivo è quello di riuscire a creare un laboratorio didattico a favore di questo filone artistico – chiarisce il maestro – e di dar vita a un museo dedicato all’arte dell’incisione, affinché essa non venga dimenticata, ma la si preservi da una fine inesorabile”.

 

Un progetto molto interessante e concretamente realizzabile, che avrebbe bisogno di essere sostenuto dalla sensibilità collettiva e dall’amministrazione pubblica, specie dal punto di vista finanziario. L’arte è una compagna esigente. Necessita di continuo esercizio e attenzione da parte di chi la esercita e di un interesse genuino, che esuli da scopi puramente materiali. La passione che anima Edimo Mura è sincera, traspare dalla schiettezza delle opere realizzate. Le immagini che dominano nelle sue tele si sposano con le parole forti di Emilio Lussu:

La Sardegna che io sento non è geografica o poetica, non è quella dei monti scoscesi e dei boschi di quercia, l’isola del lentischio e dell’asfodelo, ma la dura terra dei contadini, dei pastori, dei minatori, degli operai, dei pescatori.