TARASSACO
Taraxacum officinale (Weber).
Famiglia delle Compositae.

 

In tutta la Sardegna: cicoria – cicoria – gicoria burda.
Nomi volgari: dente di leone – soffione – piscialetto.

 

È un’erba conosciutissima fin dall’antichità per le sue notevoli proprietà medicinali: il tarassaco è depurativo, rinfrescante, diuretico, colagogo (attiva la secrezione e il deflusso della bile). È un ottimo aiuto nel rimedio alla stitichezza cronica, alle gastriti, alle malattie dei reni, del fegato e della cistifellea.

 

In primavera il tarassaco abbellisce i prati ricoprendoli di un manto dorato; in autunno si trasforma in una nebbiolina di globi piumosi formati da semi sormontati da pappi. Questi semi, che volano via al primo soffio, sono simili a minuscoli paracadute e si disperdono anche a grandi distanze, portati dal vento, facilitando così la continuità della specie.

 

Conosciamo tutti, o quasi, questo invadente cugino della cicoria per averne almeno assaggiato le foglioline verdi, raccolto i fiorellini giallo dorato e soprattutto per averne soffiato i semi ai quattro venti. È una delle erbe sarde e italiane più comuni ed è presente sia in luoghi marini che montani (fino ai 3000 metri). La sua capacità di adattamento è tale che germoglia e cresce ovunque: nei prati, boschi radi, strade e sentieri ma preferisce il ciglio delle strade e gli interstizi delle pavimentazioni di città.

 

Si riconosce facilmente per le foglie disposte a rosetta di un bel verde scuro, lanceolate, ristrette alla base e con i lobi rivolti indietro, di cui il terminale più grande è triangolare. Dalla rosetta delle foglie nascono tre–quattro fusti, cavi all’interno, senza foglie, che portano in cima un capolino di fiori di un bel colore giallo dorato.

 

Parti utilizzate: le radici e le foglie.

Epoca di raccolta: le radici da maggio ad ottobre, le foglie dalla primavera all’autunno, anche se il periodo più favorevole per i principi attivi è la primavera. Questa pianta modifica notevolmente le sue qualità a seconda delle stagioni: a primavera è ricca di lattice e resina ed ha quindi maggiori principi depurativi, a metà estate è più ricca di sostanze amare ed è più digestiva e amaro-tonica, in autunno ha un incremento di enulina e tarassicina ed ha più evidente azione lassativa.

 

Componenti principali: la radice: tannino, mucillagine, tarassacina, colina, resina, inulina, fitosterolo, tarassolo. Le foglie: mucillagini, inosite, tarassacina. Tutta la pianta contiene amminoacidi, calcio, ferro, potassio, manganese, sodio, zolfo, magnesio, fosforo e vitamine A, B1, B2, C.

 

 

Attività farmacologia: il tarassaco ha quindi proprietà coleretiche e colagoghe nelle disfunzioni epatiche, decongestionanti e depurative del sangue e dell’organismo intero con azione benefica nei disturbi della vescica e dei reni. È indicato perciò nelle epatocolecistopatie, ittero, litiasi biliare e renale, obesità da ritenzione idrica, dermatosi, eczemi, acne, cellulite, reumatismi, gotta, stipsi, ipercolesterolemia.

 

Usi e dosi.  Decotto di radice: farne bollire per 10 minuti tre cucchiai in un litro di acqua.
Far riposare ancora per 15 minuti. Filtrare e berne un bicchiere al mattino a digiuno, uno al pomeriggio e uno la sera prima di andare a letto, per almeno 15 giorni.
Si può sostituire la tisana con la Tintura Madre, in questo caso 50 gocce in poca acqua prima o lontano dai pasti per 3 volte al giorno, oppure l’estratto secco in capsule o anche le fiale del succo fresco della pianta.

 

Uso esterno: i fiori trovano applicazione in cosmesi nella composizione di prodotti per la pulizia della pelle e lo schiarimento delle efelidi.
Il lattice che cola dal gambo, se applicato sulle verruche con una certa costanza, le fa scomparire.

 

Può essere utile qualche consiglio gastronomico?
A primavera le foglie consumate in insalate crude o cotte o nelle minestre costituiscono un buon alimento ed un ottimo trattamento depurativo e disintossicante e aiutano ad espellere le tossine e l’eccesso di grassi. Mangiamone in quantità, non ci farà che del bene; da tener presente però che, pur se tutta la pianta è attiva, la radice lo è in misura maggiore.

 

Vi raccomando di estirpare la radice della pianta, anche se questo vi costerà un certo sforzo fisico essendo le radici sorprendentemente ancorate al suolo.

 

La radice raccolta a febbraio-marzo o a settembre-ottobre, tostata e macinata può costituire un gradevole surrogato di un buon caffè che esplica un’azione tonico-digestiva, in assenza degli effetti collaterali dovuti alla caffeina.

 

I boccioli già sviluppati del tarassaco possono esser conservati sott’aceto, alla maniera dei capperi.

 

Teniamo in grande considerazione questa umile pianta prima per le sue splendide proprietà e poi perché abbonda dappertutto e fiorisce quasi tutto l’anno. La natura, grande farmacia, ce ne fa un regalo prezioso.