Gli scorci descrittivi del tempo lontano sono una formidabile lente di ingrandimento, capace di cogliere piccole e ripetute azioni e di dar loro valore e visibilità, fi ssando l’attenzione sugli abitanti di luoghi di un mondo passato e sulle loro inclinazioni, molti delle quali sopravvivono al susseguirsi dei secoli.

“Gli abitanti sono gente laboriosa e tranquilla, attendono studiosamente all’agricoltura, e alcuni anche alla pastorizia; delle arti meccaniche si sa e si pratica quanto solo è di necessità in una popolazione. Le donne al solito tessono lino e lana, e vendono tele e panni”.

Nel 1821, Vittorio Angius, professore di retorica, scrittore e storico, nel suo viaggio attraverso tutti i paesi della Sardegna, inizia così la sua minuziosa descrizione del paese di Sant’Andrea Frius. Dopo quasi duecento anni non è cambiato poi così tanto e la popolazione è rimasta anche oggi, come allora, “laboriosa e tranquilla”, dedita prettamente all’allevamento di bestiame e all’agricoltura: cerealicoltura, frutticoltura, olivicoltura e viticoltura in particolar modo. Negli ultimi decenni, altresì, la solerzia dei suoi abitanti ha fatto in modo che anche altre attività si siano sviluppate con sempre maggior successo, soprattutto nel settore alimentare, metalmeccanico e dei prodotti edilizi. Sant’Andrea Frius, compreso nella nuova provincia del Sud Sardegna, è un paese di collina, non solo perché si trova a 300 metri di altitudine, ma anche perché prevalentemente collinoso è il suo territorio comunale (il punto più alto non supera i 650 metri). È esteso per circa 36 chilometri quadrati e confi na a sud con Dolianova, Serdiana e Donori, a ovest con Barrali e Ortacesus, a nord con Senorbì e San Basilio e ad est con San Nicolò Gerrei. Sant’Andrea Frius si trova in una posizione geografica di grande interesse, perché nodo di convergenza di tre arterie stradali sulle quali viene deviato un notevole fl usso di traffi co che permette il collegamento tra il Gerrei, la Trexenta e il Campidano. Il tessuto urbano del paese ha mantenuto la sua dimensione originaria e si compone principalmente di case in pietra ad un solo piano.

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Il centro abitato attuale sorge su uno stanziamento punico nato grazie alla posizione del territorio, posto fra Cagliari e Isili, e in età romana assolvette al ruolo di avamposto per l’osservazione e il controllo dell’area. L’edifi cio più interessante è la chiesa di Sant’Andrea, attuale parrocchiale, costruita nel secolo XVII ma poi rimodernata negli anni cinquanta del secolo scorso: ha un impianto semplice a una sola navata con copertura a volta a botte. Altre chiese interessanti sono quelle della Madonna di Bonaria e di Sant’Isidoro. Anche dal punto di vista geologico il territorio costituisce un’area di transizione tra i pianori sottostanti di Donori e i primi contrafforti montuosi del Gerrei, per cui ai depositi alluvionali ciottoloso-sabbiosi si succedono rocce granitoidi, argille eoceniche, scisti metargilliti paleozoici e litologie del terziario. La zona collinare è ricoperta da una natura assai variegata in tutti i suoi aspetti, sia la faunistica che la fl oristica (querce, mirto, oleandro, fi co, cisto, corbezzolo, asfodelo e lavanda sono presenti nell’intero territorio) fanno parte del classico patrimonio naturalistico sardo. Il territorio, inoltre, è stato migliorato grazie ad interventi di forestazione produttiva promossi dall’amministrazione comunale. Nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria della Trexenta. In seguito, nel 1258, dopo la caduta del regno giudicale di Calari, fu annesso dal giudicato di Arborea.

Nel 1295 Mariano II cedette il paese coi suoi territori alla Repubblica Pisana e nel 1326 passò direttamente alla corona aragonese che, pur demandando ancora una volta la sua amministrazione ai pisani, ne prese possesso solamente nel 1353, dopo gli scontri fra Pietro IV di Aragona e Mariano IV di Arborea. Le ostilità fra corona d’Aragona e giudicato di Arborea sfociarono nella battaglia di Sanluri del 1409. Mentre Guglielmo III, nipote di Beatrice Cappai de Baux, fi glia di Mariano IV, venne nominato giudice, l’esercito di Martino I, re di Sicilia e pretendente al trono d’Aragona, entrò in Cagliari e si scontrò con la fl otta genovese nel golfo dell’Asinara mentre nella piana di Sanluri gli eserciti siculo-aragonesi e giudicali si scontrarono in una cruenta battaglia a seguito della quale numerosi territori, compreso quello di Sant’Andrea Frius, passarono alla corona d’Aragona. Nel 1420 il paese fu amministrato da Giacomo De Besora e nel 1434 divenne feudo della stessa famiglia che lo cedette agli Alagon e successivamente ai De Silva che lo mantennero fi no all’emanazione della Carta reale che nel 1838 sancì la possibilità di riscattare i feudi. Proprio la famiglia Alagon, in vista di un forte spopolamento nella seconda metà del Seicento, trapiantò nel territorio numerose famiglie di contadini originari di Nuraminis e Villagreca. Nel 1821 Sant’Andrea Frius fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1848 nell’omonima divisione amministrattiva. Nelle zone circostanti il paese sono compresi diversi siti archeologici che documentano la continuità dell’insediamento umano a partire dal periodo prenuragico. Nello stesso centro abitato è stata rinvenuta una tomba a cassone che ha restituito numerose suppellettili di vario genere. Di un certo interesse sono inoltre i nuraghi Is Piagas, Mannu, Monte Uda, Montroxiu.

Il territorio era intensamente popolato anche in epoca romana: sono state infatti individuate alcune ville rustiche in diverse località. Di particolare importanza sono quelle rinvenute in località Bangius che hanno restituito anche iscrizioni e cippi funerari. Di rilievo il sito di Linna Pertunta, a qualche chilometro dall’abitato, dove sono stati individuati i resti di un edifi cio a pianta rettangolare di epoca punico-romana, costruito con grossi blocchi squadrati accostati a secco. Gli scavi hanno restituito numerosi ex voto in terracotta riproducenti parti del corpo umano di diversa grandezza e gioielli di vario tipo. Tutto ciò fa supporre che l’edifi cio fosse un tempio dedicato a una divinità della salute. Sant’Andrea Frius, come la stragrande maggioranza dei paesi sardi, è una realtà molto piccola, che non arriva a sfi orare i duemila abitanti. Ma è grande e solida perché sostenuta da tanti piccoli legami che si intrecciano fi ttamente in una trama unica. Per le strade sembra non esserci nessuno, ma tra le mura ferve un formicolio continuo di azioni e parole che uniscono tutto e tutti. 84