La leggenda narra che alcuni pastori nomadi smarrirono una vacca pregna e per giorni la cercarono invano. La rinvennero finalmente assieme al suo nato in un folto macchione sotto una grotta da cui scaturiva l’acqua limpida e fresca. L’amenità del luogo li indusse a sceglierlo come nuovo soggiorno e piantare le prime capanne, queste crebbero prima in numero e poi divennero case con l’accorrervi di nuovi pastori attirati dall’abbondanza dei pascoli e dalla mitezza del clima.
Situato nella parte settentrionale della Sardegna, alla sinistra del rio Mascari, distante una decina di chilometri da Sassari, sorge uno dei pochi paesi sardi in costante crescita demografica: Tissi, a225 metrisul livello del mare. Si è infatti passati dai 1499 abitanti del 1991 agli attuali 2300 circa. Un continuo incremento di residenti dovuto al fatto che molti sassaresi decidono di viverci, vuoi perchè le abitazioni hanno costi più contenuti, vuoi perchè si preferisce la tranquillità del paese al caos cittadino.
Il suo territorio è prevalentemente collinare e vi si coltivano numerosi vigneti e oliveti. Molto rinomati sono i suoi vini che vantano eccellenti caratteristiche, spicca tra questi la qualità del vino rosso da pasto dalle forti uve cagnulari. Gli olivi, di conformazione a cespuglio, producono la materia prima per un olio dal sapore mediterraneo di colore giallo oro, con basso livello di acidità.
Le più antiche attestazioni della presenza umana nella regione risalgono al Neolitico recente (3300-2700 a.C.): ne costituiscono una testimonianza le numerose domus de janas rinvenute. Si tratta di ipogei sparsi, scavati per lo più su bassi banconi di roccia calcarea e solo raramente su pareti verticali. La zona conserva numerose testimonianze archeologiche di età prenuragica e nuragica. Per lo stato di conservazione si distingue l’ipogeo situato in località Tziprianu ‘e fora che originariamente si articolava in sei vani, con superfici levigate.
L’attuale paese deriva da un piccolo centro abitato dell’Alto Medioevo che entrò a far parte del giudicato di Torres, fu incluso nella curatoria del Coros e fece parte dei territori che dipendevano dall’abbazia vallombrosana di San Michele di Plaiano. Agli inizi del secolo XIII il villaggio fu compreso nei territori che entrarono in possesso dei Malaspina.
Il centro abitato del paese conserva ancora intatta l’antica regolare geometria, con case basse e strade dal profilo molto regolare. L’edificio di maggior pregio è il complesso di cui fa parte Sant’Anastasia, chiesa parrocchiale costruita in forme romaniche nel secolo XI e completata nel secolo XII con l’adiacente oratorio di Santa Croce. Piccolo edificio a pianta rettangolare, attualmente è collegato alla chiesa e funge da sacrestia.
L’assetto attuale della parrocchia si deve ad un rifacimento del XVII secolo che ne ha stravolto l’impianto planimetrico: furono infatti aperte tre cappelle per lato, racchiuse fra robusti contrafforti esterni. Per effettuare questo ampliamento furono sfondati i muri laterali dell’edificio allestendovi dei pilastri che sorreggono i sottarchi della volta a botte.
Altro importante monumento è Santa Vittoria, chiesa costruita nella seconda metà del secolo XII in forme romaniche. All’origine aveva un impianto mononavato con abside semicircolare e la copertura lignea. Nel corso del secolo XVII fu completamente rifatta e all’aula furono aggiunti il presbiterio e le cappelle laterali. La copertura fu ricostruita, successivamente, con volte a botte. Dell’originario impianto si conserva attualmente solo la facciata, peraltro ritoccata nel secondo XVI, quando fu aggiunto il campanile a vela.
Il paese è sempre stato vivo dal punto di vista culturale come ci è testimoniato anche dalle tante opere edite negli anni. Un cenno di riguardo lo merita sicuramente Andrea Mulas. Nato da famiglia benestante di Tissi nel 1850, aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza e si era impiegato alla Provincia di Sassari, sino a divenirne vice segretario. Vivendo così tra città e paese, aveva finito per sposarsi in età piuttosto avanzata con la sassarese Cristina Capra, nel 1890. La salute non lo assisteva e una grave malattia lo condusse a morte il 13 settembre del 1903, quando non aveva ancora compiuto i 53 anni. Nel 1902 pubblicò a Sassari Poesie dialettali tissesi, un’opera meritoria che raccoglie versi risalenti agli anni 1750-1850 e si mantiene viva nonostante sia trascorso più di un secolo dalla sua prima uscita. Il volume venne poi ristampato nel 1989 e nel 2010.
La festa popolare più rilevante è quella che si svolge a settembre in onore di Sant’Anastasia e si protrae per due giorni con un ricco programma di manifestazioni folcloristiche.
Per i tissesi è ormai consuetudine inaugurare il nuovo anno in piazza “Cantende, bufende e biculende!”. Un appuntamento appositamente non pubblicizzato, e quindi in controtendenza, consumato tra compaesani. Incontro che arriva a completamento dell’interminabile abbuffata delle feste. Promotrice è la Pro Loco, con il contributo dell’amministrazione comunale e la collaborazione dei piccoli produttori tissesi.
Curiosità
Tissi ospitò, nel 1954, le riprese di Proibito del celebre regista Mario Monicelli, tratto dal romanzo La madre di Grazia Deledda. Il film, che rappresenta l’esordio di Monicelli come regista, è da ricordare anche per l’esordio come attrice di Lea Massari. Il lungometraggio narra la storia di Paolo Solinas, giovane parroco, che ritorna al suo paese natìo e si trova coinvolto nella faida tra due famiglie rivali: i Barras e i Corraine. Memore dell’amore che l’ha legato anni prima ad Agnese, una delle figlie dei Barras, Paolo tenta di riportare, con la mediazione della ragazza, la pace fra le due famiglie. Il tutto potrebbe finire bene, visto il desiderio del capofamiglia dei Corraine, Costantino, di far sposare il proprio nipote con Agnese. Nessuno ha però messo in conto i sentimenti della giovane che, ancora innamorata di Paolo, rifiuta categoricamente le nozze. La guerra, dunque, ricomincia più violenta di prima.
Alla realizzazione della pellicola presero parte numerosi residenti come comparse, e gli attori soggiornarono per un breve periodo nelle case del paese. Furono numerosi i luoghi che interessarono le riprese.
In occasione del cinquantenario del film, il comune e la Pro Loco hanno pubblicato un libro per ricordare l’evento: Proibito. Memorie e immagini di un film di cinquant’anni a cura di Giovanni Sanna e Dario Bertini, raccoglie le testimonianze di chi visse quell’esperienza in prima persona e documenta il tutto con numerose foto.