(Erica vulgaris L.- Fam. Ericaceae)

A Nuoro e dintorni: castannarju, hastannagliu, castennargiu

Olzai e Orgosolo: ghiddostru, ghiddostre

Alghero: garbò de frairì

Sassarese: castannarzu mannu

Burcei: tùvara

Villaputzu: salina femina

Campidano: tùvara, tùvera, tùvura, scova.

 

 

Le ericacee appartengono a una famiglia molto numerosa comprendente piante legnose con foglie semplici, generalmente adattate al secco (aghi o foglie a lembo più largo ma coriacee, per lo più persistenti) che crescono in colonie su terreni poveri, di solito silicei ma talvolta si spingono fino alle zone montane, con clima fresco e umido. Abbiamo diversi tipi di Erica i più comuni sono: multiflora (fiori colorati tra il rosa e il rosso), calluna (con fiori lilla-violaceo, chiamata anche brugo perché colonizza le brughiere), scoparia (con fiori verdi e stimma rosso), terminalis (con fiori color rosa intenso), ma la più diffusa nella nostra isola è la specie arborea (ha infiorescenza a pannocchia, con fiori piccoli e numerosi bianchi tendenti al rosa pallido, campanulati, profumati). Queste Eriche differiscono parecchio dal punto di vista morfologico e raramente crescono nello stesso ambiente. Sul piano fitoterapeutico se avviene confusione è un male da poco perché le loro droghe hanno pressoché le stesse applicazioni e le stesse proprietà.

 

L’Erica è da sempre conosciuta e impiegata per combattere le affezioni dell’apparato urinario, soprattutto femminile. Questi usi popolari sono stati confermati dagli studi ed effettivamente la nostra modesta pianta si è rivelata come un ottimo diuretico, un buon astringente e un valido antisettico delle vie urinarie.

 

Conosciamo l’Erica da vicino.

 

 

Parte impiegata

Le sommità fiorite.

Raccogliamo i fiori quando sono ancora in boccio, li facciamo essiccare in un luogo arieggiato, all’ombra e li conserviamo in sacchetti di carta scura o di tela fitta.

 

 

Componenti principali:

Arbutina, acido citrico, ac. fumarico, ac. ursolico, idrochinone, quercitina, tannini.

 

 

Attività farmacologica:

Diuretica, antisettica e depurativa delle vie urinarie, antireumatica, antipiretica, febbrifuga, astringente, sudorifera, antidegenerativa, antinfiammatoria, antidiarroica.

 

 

Indicazioni terapeutiche:

infiammazioni delle vie urinarie, uretriti, cistiti, cistopieliti, prostatiti, litiasi uratica, artrite reumatoide, pielonefrite cronica, processi degenerativi cronici soprattutto di tipo amiloide (cervello, rene, fegato, apparato digerente).

 

 

Usi e dosi per uso interno:

Infuso dei fiori – un cucchiaino per ogni tazza di acqua bollente. Riposo quindici minuti, sempre a recipiente coperto, filtrare, addolcire con miele o zucchero di canna e bere mattina e sera.

Decotto delle sommità fiorite- una manciata abbondante in un litro d’acqua fredda. Portare a ebollizione  per cinque minuti. Riposo per altri dieci, filtrare, dolcificare a piacere e bere durante la giornata, lontano dai pasti, a piccoli sorsi.

Tintura Madre: 40 gocce per tre volte al giorno, in poca acqua, lontano dai pasti

Macerato Glicerico: 40 gocce, in acqua, mattina e sera, in poca acqua

Fiori di Bach: 4 gocce, sotto la lingua, da4 a10 volte al giorno, in base alla necessità.

 

 

Ricordate il metodo del Dott. Edward Bach? Non si basa mai sul sintomo fisico bensì sulla personalità del paziente: il sintomo fisico è la manifestazione ultima del disagio, il conflitto tra anima e personalità, il campanello d’allarme che ci avvisa che qualcosa non va, che dobbiamo cambiare il nostro comportamento.La Floriterapiaè ormai riconosciuta dalla Farmacopea Ufficiale Italiana e fa parte di un discorso di cura olistica, globale: non si sostituisce alle altre terapie ma vuole integrare e interagire con tutti i tipi di medicine, anche allopatiche.

Ma torniamo alla nostra Erica che in inglese si dice Heather: il dott. Bach lo inserisce tra i suoli trentotto fiori che curano lo stato d’animo delle persone. Lo consiglia alle persone che sentono grande solitudine interiore e hanno sempre bisogno di avere un interlocutore, a quelli che sono sempre alla ricerca di qualcuno che possa tenere loro compagnia perché hanno bisogno di parlare dei loro affari con gli altri, qualunque possa essere l’argomento e sono molto infelici quando stanno da soli. Hanno bisogno delle gocce di Heather le persone ipocondriache, invadenti, esagerate e vanitose. Chi di noi ne conosce qualcuna?

 

 

Usi e dosi per uso esterno

Il decotto, come sopra descritto ma senza dolcificare, si utilizza sulla pelle come schiarente delle macchie cutanee dovute a un’iperpigmentazione.

 

Lo stesso decotto si può applicare come impacco sulle articolazioni dolenti per fatti reumatici, artritici e gottosi. Analogamente si procede per un bagno totale aumentando la quantità di erba da bollire e versando il decotto filtrato nella vasca da bagno già pronta. Ci s’immerge per almeno venti minuti. È un buon rimedio per gli sportivi e i malati che hanno sopportato una lunga convalescenza, si sentono astenici e hanno il tono muscolare debole.

 

L’infuso è utile per gli impacchi sulla pelle irritata e arrossata perché l’azione decongestionante dell’Erica si associa a quella astringente.

 

 

L’Erica non trova impiego in cucina, ma è molto apprezzata dalle api che bottinano i suoi fiori e ci regalano un miele scuro, profumato e di grandi qualità organolettiche che Plinio, già in tempi passati, soprannominò miele ericeo.

 

Il legno dell’Erica è particolarmente ricco di silicati che la rendono capace di sopportare anche l’attacco di un fuoco debole. L’utilizzazione più importante è rappresentata dalla lavorazione del cosiddetto ciocco, compatto, omogeneo e durissimo. Da questa parte si ricavano i fornelli delle pipe; quelle prodotte con materiale sardo sono particolarmente pregiate e sono ricercate dagli appassionati e conosciute come  pipe di Erica bianca.

 

Quante qualità possiede questa pianta?… e pensare che l’abbiamo chiamata modesta! Ah, già, è Heather.