Viene subito da chiedersi: perché perforatum? Perché le sue foglioline sono picchiettate di minuscole ghiandole trasparenti che in controluce appaiono come forellini e contengono resina e oli essenziali incolori. I fiori sono di un giallo carico e i petali sono ricoperti di puntini neri, che, se sfregati, tingono le dita di rosso.

L’iperico è una delle più belle piante della nostra flora autoctona. É una pianta erbacea, perenne, che si trova soprattutto nei luoghi incolti erbosi molto esposti al sole, nei prati aridi, ai margini delle strade e dei sentieri campestri. È molto diffusa nella nostra isola, dal nord al sud, dal livello del mare alle cime del Gennargentu. É chiamata comunemente erba di San Giovannicacciadiavoli. Spiegherò più avanti il perché di questi nomi.

Ha una lunga tradizione nell’uso popolare, essendo stata utilizzata fin dall’epoca di Ippocrate come analgesico, ma soprattutto per curare i disturbi del sonno, l’ansia e l’ ”inquietudine nervosa” molto tempo prima che tali sintomi fossero identificati clinicamente come tipici degli stati depressivi. Di recente, grazie a numerose ricerche cliniche su vasta scala che ne hanno valutate le proprietà farmacologiche, l’iperico è tornato alla ribalta confermando la propria efficacia nel trattamento delle depressioni in forma lieve e moderata.

 

Parte impiegata

Sommità fiorite (all’inizio della fioritura, da maggio a luglio, in base all’altitudine).

 

Componenti principali

Olio essenziale (alfa e beta pinene, cariofillene)

Flavonoidi: iperina, rutina, quercetina, proantocianidine

Pimenti rossi: ipericina, pseudoipericina

Principio antibiotico: iperforina

Tannini, carotenoidi, vitamine A, C, E, F.

 

Attività farmacologica

Antidepressiva, ansiolitica, antispasmodica, antinfiammatoria, cicatrizzante, astringente, antisettica, riepitelizzante, diuretica, vermifuga, eupeptica, colagoga, antienuretica.

 

Indicazioni terapeutiche

Uso interno: stati ansioso depressivi, riequilibrante il tono dell’umore, dismenorrea, disturbi della menopausa, enuresi notturna, gastrite, dispepsia, ulcere gastriche, coliti, infiammazioni delle vie urinarie, infiammazioni delle vie respiratorie.

 

Uso esterno (con l’oleolito di iperico): eritemi solari, scottature, emorroidi, discopatie, nevralgie, ulcere e piaghe.

 

Preparazioni e posologia

Uso interno:

– infuso di sommità fiorite: un cucchiaio in una tazza d’acqua bollente. Lasciare in infusione per dieci minuti. Filtrare e bere 2-3 volte al giorno.

– Tintura Madre: 30 gocce, in poca acqua, 2-3 volte al giorno.

– Estratto secco: 300 mg al giorno.

– Oleolito: 1 cucchiaino da caffè 2-3 volte al giorno.

 

Uso esterno

– oleolito: raccogliere i fiori di Iperico e farli asciugare, all’ombra, per un giorno. Versare quindi i fiori in un barattolo di vetro trasparente fino alla metà. Aggiungere olio di oliva delle nostre campagne o olio di girasole spremuto a freddo fino a riempirlo. Chiuderlo ed esporlo al sole per almeno tre settimane, girandolo di quando in quando. Diventerà di un bellissimo colore rosso rubino. Filtrarlo e versarlo in bottigliette piccole  di vetro scuro per la migliore conservazione annuale. È un ottimo bioattivante cutaneo da usare per le indicazioni di cui sopra e come doposole.

– crema nutriente antirughe: 30 ml di olio di iperico, 70 gr di cera d’api. Si fa sciogliere la cera, a bagnomaria, unire l’oleolito e filtrare, quando è ancora caldo, il composto. Far solidificare e utilizzare al bisogno.

 

Tossicità ed effetti secondari

-L’ipericina possiede proprietà fotosensibilizzanti per cui durante l’uso dei preparati di Iperico è sconsigliata l’esposizione prolungata ai raggi solari.

– È sconsigliato l’uso dell’iperico se si stanno già assumendo farmaci antidepressivi e farmaci anticoncezionali.

– È preferibile non utilizzare l’iperico per uso interno se si è in stato di gravidanza.

 

Torniamo ai nomi popolari di questa pianta: Erba di San Giovanni perché fiorisce a ridosso del 24 di giugno, giorno speciale del solstizio d’estate e della ricorrenza di San Giovanni Battista. Nel caso della raccolta delle erbe di San Giovanni ci troviamo davvero di fronte a un viluppo inestricabile di credenze magiche, proprietà terapeutiche, tradizioni arcane, usi religiosi, conoscenze botaniche, astronomiche e naturali come in pochi altri settori della medicina naturale.

Nella notte del solstizio d’estate il sacro e il profano diventano una cosa sola. È la notte in cui si chiedono di tenere lontane le malattie, di distruggere gli insetti che possono danneggiare le coltivazioni, di dare pace alle genti. In molti paesi dell’entroterra sardo ogni anno si ripete il rito del salto intorno al fuoco la notte del 24 giugno.

L’Iperico si chiama anche caccia diavoli perché nel Medioevo si bruciava nelle case ed emanava un forte e intenso profumo d’incenso da riuscire a scacciare lo spirito maligno. In tempi più recenti si facevano mazzetti di questa pianta e si appendevano nelle case affinchè il maligno stesse lontano da quella dimora.

Vi è anche un altro uso magico della pianta anche se un po’ in disuso: sa retzeta. È un sacchettino quadrato in cui si mettevano le erbe molto tagliuzzate (in genere erano tre semi di ruta, tre grani di sale, foglioline di elicriso, d’iperico e di altre erbe, con tante varianti personali e di stagione) ben cucite e chiuse, che si teneva addosso o era appeso in un punto preciso della casa, come buon auspicio per il futuro.

 

Dimenticavo: oltre all’uso terapeutico interno ed esterno c’è anche l’uso liquoristico: Che ne dite di preparare l’acquavite all’iperico?

– Per un litro di acquavite buona, nostrana, si usano100 grammidi sommità fiorite di Iperico. Si fa macerare al sole per 15 giorni. Se ne beve un bicchierino dopo i pasti per stimolare la digestione.  Proviamo e… ne avremo la conferma!