A Nuoro e dintorni: nuche

Nel Logudoro: nughe

A Sassari: nozi

A Sorgono e Tiana: còcoro

Ad Alghero: nou

 

 

Se provate ad osservare attentamente l’ambiente campestre, laddove non si è ancora consumato lo sterminio arboreo, vi renderete conto che gli alberi di Noce amano innalzare la loro bella chioma tondeggiante in prossimità di incroci, siano essi stradali, fluviali o semplici camminamenti. È nella storia dell’uomo che questa pianta ne divida i sentieri, e non solo materialmente.

 

Nel corso dei secoli è stata accompagnata da una fama sinistra legata al mondo magico. Si credeva che l’ombra del noce fosse letale alle persone che vi si fermavano a lungo. Altre credenze sostenevano che l’individuo che si fosse addormentato sotto le sue fronde sicuramente si sarebbe ammalato. Il noce è legato al ricordo di riti magici che avvenivano sotto le sue chiome. La fantasia popolare conserva tradizione del celebre e millenario Noce di Benevento, sotto il quale si davano appuntamento le streghe per il rito del cerimoniale infernale.

 

La leggenda sembra aver avuto inizio nel VII sec. sotto i Longobardi che praticavano un rito consistente nell’appendere una pelle di caprone a un noce e poi colpirla con frecce prima di mangiarla. L’usanza longobarda pian piano si trasformò in un rito di stregoneria: nel secolo XVIII si affermava con grande serietà che attorno al noce si riunissero le streghe. La credenza convinse il vescovo di Benevento ad abbattere l’albero millenario, erigendo sul posto, in voto, una chiesa dedicata a Santa Maria. L’infausta reputazione affibbiata al noce e perpetuata attraverso i secoli non ha però scalfito la nobile importanza della pianta e la preziosa utilità dei suoi doni.

 

Abbandoniamo ora le leggende e le superstizioni e conosciamo bene questa delizia che ci regala la natura. Albero dalle forme maestose che raggiunge anche i venti metri d’altezza, ha il tronco bianco solcato da spaccature più scure e la corteccia dei rami liscia. Le  grandi foglie, di odore fragrante, caduche, composte da un numero dispari di foglioline, hanno la superficie superiore glabra di un bel verde lucido, mentre quella inferiore ha una leggera peluria nelle nervature. I numerosi fiori maschili e i pochi fiori femminili  di colore verdognolo crescono sulla stessa pianta, il frutto è una drupa ovoidale, la noce, ricoperta di un mallo polposo verde all’inizio, scuro e oleoso a maturazione.

 

Parti  utilizzate:

-Gemme fresche in macerato glicerico,

-Foglie, raccolte prima del completo sviluppo staccate senza il picciolo, essiccate in luogo ombroso,

-Mallo, lo strato esterno del frutto, raccolto ad agosto, ancora verde, proteggendosi le mani per evitare macchie ostinate. Va essiccato rapidamente, in luogo fresco e aerato, per evitare precoci annerimenti delle parti, 

– Frutti raccolti in settembre-ottobre, fatti essiccare per un breve periodo,

– Corteccia essiccata in luogo ventilato.

 

Componenti principali:

-Foglie, germogli, corteccia e mallo: tannini, juglone, flavonoidi, acido gallico, acido ellagico, oli volatili ;

– Frutto: vitamine A, B1, B2, B5, B6, B9,C, E,PP, grassi e sali minerali di potassio, zinco, calcio, fosforo, ferro e un’alta percentuale di magnesio. La noce, ricchissima di acidi grassi essenziali omega3 e acido linolenico (protegge il sistema immunitario, e protegge il cuore e la circolazione dalla malattia degenerativa) è un alimento molto nutriente, anzi uno dei frutti più energetici. Per la bassissima percentuale di zuccheri, può essere permesso ai diabetici.

 

Attività farmacologica:

Antidermopatica, antinfiammatoria, tonica astringente, ipoglicemizzante.

 

Indicazioni terapeutiche:

Acne pustolosa

Psoriasi

Dermatiti pustolose, impetigine

Otiti croniche

Cistopieliti

Diarree

Fermentazioni putride intestinali

 

Usi e dosi per uso interno:

-Macerato glicerico: 30 gocce in poca acqua, 3 volte al giorno lontano dai pasti

-Tintura madre: 50 gocce  2 volte al giorno, in poca acqua sempre lontano dai pasti

-Infuso delle foglie: una manciata in mezzo litro d’acqua bollente,  bere 3 volte al giorno lontano dai pasti

– Sciroppo di mallo di noci fresche: 2 cucchiai dopo i pasti  come tonico-depurativo dell’organismo. È una vecchia ricetta sempre efficace, si prepara così: 30 noci in un recipiente di vetro con un litro di buona acquavite, una stecca di cannella e 5 chiodi di garofano. Far macerare per un mese, filtrare e aggiungere un litro di sciroppo fatto con acqua e miele. Versare in bottiglie piccole da chiudere ermeticamente.  È utile anche a chi è debole di stomaco e nelle coliche prodotte dai gas intestinali.

 

Uso esterno:

Decotto delle foglie: bollire per 15 minuti una manciata in un litro d’acqua. Filtrare

e utilizzare per frizionare il cuoio capelluto coperto di forfora e per tonificare la pelle.

Le foglie sono anche ipoglicemiche (cioè abbassano il tasso di zucchero nel sangue) e quindi consigliato ai diabetici.

Lo stesso decotto usato in sciacqui e gargarismi 3-4 volte al giorno, guarisce afte ribelli della bocca.

Nelle sudorazioni eccessive delle mani e dei piedi giova fare maniluvi o pediluvi.

Le foglie fresche, applicate sugli edemi, sono un valido aiuto per la loro risoluzione.

Il decotto della corteccia viene usato come vermifugo nell’eliminazione degli ossiuri e della Tenia solum o verme solitario.

L’olio estratto dal mallo è largamente utilizzato nella cosmesi come rinforzante dell’abbronzatura per pelli già colorate; il mallo in polvere lo si utilizza per la colorazione in colore bruno dei capelli ingrigiti dall’età.

 

Uso alimentare:

Molto importante l’uso che noi sardi facciamo delle noci. Che papassinos sarebbero senza noci? E il torrone? E il pane’e sapa? Molte ricette tradizionali non hanno come componente importante la noce. Mangiate noci! Mettetene nell’insalata, nei dolci, ma che siano fresche! Ricordate che per avere il fabbisogno quotidiano di vitamine e sali minerali basta mangiare cinque noci al giorno.

 

Non dimenticate di preparare il liquore principe, il Nocino, con la raccomandazione, per chi lo vuole fare con tutti i crismi, di raccogliere le noci fresche la magica notte  di San Giovanni (24 giugno), solstizio d’estate.

 

Ma questo maestoso albero non dà solo cibo e cure ma anche legno pregiato. I suoi tronchi e rami vengono lavorati per la fabbricazione di mobili di  lusso, per lavori di intarsio e, fin dai tempi lontani, per la costruzione di balestre e di calci di fucile poiché risulta indeformabile.

 

Da ultimo, è bello conoscere il significato che il dottor Edward Bach ha dato al noce (Walnut) nei suoi trattati di floriterapia. La cura con le essenze dei suoi 38 fiori-rimedi consiste nel farci capire il perché dei nostri disagi interiori che possono portare alla malattia.La vita è per ciascuno di noi un viaggio unico, irripetibile e il nostro stato di salute ci indica in che punto ci troviamo in un dato momento. Ogni sintomo patologico, sia esso organico, psichico o spirituale, ci dà un messaggio specifico che ci serve per riconoscerlo, accettarlo e sfruttarlo per il nostro viaggio di vita. ‘Guarisci te stesso’ è il nucleo concettuale della filosofia di Bach. Torniamo a Walnut: è indicato per tutti coloro che hanno deciso di fare un passo avanti nel proprio cammino, di rompere con certe convenzioni superate, di lasciare dietro di sé vecchie frontiere e limitazioni e ricominciare da zero. Questa separazione da vecchi legami, pensieri e sentimenti è sempre dolorosa e spesso si manifesta nell’organismo con disagi e malattie. Quest’essenza aiuta a non farsi influenzare dagli altri ed essere liberi nelle scelte e nei cambiamenti importanti della propria vita ripristinando lo stato d’animo positivo per affrontare il nuovo viaggio.

 

La similitudine tra Walnut e il nostro cervello è molto interessante. Infatti la noce è una piccola e perfetta riproduzione del nostro cervello, rivestito da una pellicola e racchiuso dentro una legnosa calotta cranica. Secondo le convinzioni attuali è la corteccia cerebrale che prende le decisioni. La Natura è davvero bizzarra, estrosa ed eccentrica!