A Nuoro: isperra cartzones, erba ’e féminas

A Oristano: sperra pillitu

Nel Campidano: bussa de pastori

Nel Sassarese: iparra paciociu, borsa di pastori, erba de féminas

A Santulussurgiu: isperra caltzone, isperra cozones

 

 

Che nome originale è stato dato a questa umile cugina del cavolo e della colza, conosciuta anche come capsella, borsacchina, erba giugiarella. Un nome sicuramente fantasioso, secondo alcuni dovuto  alla forma dei suoi frutti che ricordano una borsa (in latino capsella), secondo altri il nome deriverebbe dalla leggenda di un pastore che utilizzava l’infuso di capsella per curare le sue pecore e allo  stesso modo avrebbe salvato la vita di una giovane colpita da una emorragia uterina. In effetti stiamo parlando di una pianta con spiccate funzioni antiemorragiche e forse la leggenda  nasce dalla diffusa conoscenza popolare di queste sue capacità. Da alcuni scritti del periodo della prima guerra mondiale si ha notizia infatti che molti soldati sono stati curati con  la capsella per arginare le ferite emorragiche. Già nel Medio Evo veniva chiamata sanguinaria per le riconosciute virtù emostatiche, virtù riconosciutele anche dai farmacologi moderni. Osserviamo bene  nei dettagli quest’erba così discreta nei suoi steli sottili, arricchiti da piccolissimi fiori che dànno una sorta di effetto nebbia, e così delicatamente infestante che difficilmente vanghe o diserbanti potranno farla sparire.

 

È una pianticella presente dappertutto, cresce dal mare alla montagna e da gennaio a dicembre è presente ovunque nella nostra isola e in tutti i continenti (solo la Polinesia ne è ancora priva). Cresce nei terreni fertili come in quelli magri, tanto negli orti e giardini come nei sentieri, ai margini dei boschi o tra le vie delle città. Cresce persino tra le fessure delle pavimentazioni di strade e marciapiedi. È una pianta annuale, a volte biennale, con un ciclo molto breve per cui possono susseguirsi diverse generazioni nel corso dell’anno. L’abbondante e poco appariscente fioritura non teme né il caldo né il freddo e si protrae per tutto l’anno. Questo consente di avere la pianta fresca sempre a disposizione per farne preparazioni antiemorragiche molto efficaci nelle epistassi, nelle gengiviti e nel sanguinamento emorroidario, nonché nelle mestruazioni troppo abbondanti.

 

La borsa del pastore sviluppa una rosetta di circa 20 centimetri di diametro di foglie schiacciate a terra. Le foglie sono di forma variabile da lisce a più o meno dentate. Dalla rosetta di foglie si innalza lo stelo fiorale, singolo o poco ramificato che presenta piccoli fiorellini bianchi con quattro petali posizionati a croce, come tutte le specie di questa famiglia. Man mano che lo stelo si allunga, nuovi boccioli di fiori si formano in cima, mentre nella parte bassa  si sviluppano i frutti, la cui forma ricorda appunto la caratteristica bisaccia dei pastori. In ogni frutto (siliqua) sono raccolti una ventina di piccolissimi semi e si è calcolato che da una sola pianta, in un anno, se ne possono ricavare 38000: duro lavoro per chi volesse farla sparire dal suo podere!  

 

Le piantine spuntate nel tardo autunno passano l’inverno come rosetta, incuranti della neve e del gelo, per poi fiorire in primavera. Le foglie di questa tenace pianta si trovano quindi quasi tutto l’anno, anche sotto la neve, ad eccezione dei mesi più caldi e asciutti, momento in cui la pianta è in genere fiorita.

 

 

Parte impiegata

Pianta intera fiorita fresca, senza la  radice.

La raccolta può essere effettuata tutto l’anno per  uso alimentare, per uso terapeutico è preferibile dalla primavera all’autunno. Nei periodi in cui non è possibile raccoglierla fresca è preferibile utilizzarla secca, pur non avendo il massimo delle sue proprietà integrali, ma un po’ di beneficio è assicurato.

 

 

Componenti principali

Flavonoidi: rutina, luteolin-7-rutinoside (tonificanti delle pareti dei vasi sanguigni e quindi utili a combattere i disturbi venosi)

Olio essenziale solforato (antiossidante con effetto positivo sul sistema immunitario)

Un alcaloide: burserina

Acido bursinico, tiramina, colina, acetilcolina, issopina, saponine, acidi organici (tra cui citrico, fumarico e tartarico)

Sali di potassio e triterpeni

 

 

Attività farmacologica

Tonica uterina, antiemorragica, emostatica, ipotensiva, antiemorroidaria

 

 

Indicazioni terapeutiche

Metrorragie, irregolarità del ciclo mestruale, epistassi, gengive sanguinanti, emorroidi sanguinanti, ematuria, ipertensione,varici.

 

 

Forme e dosi

Uso interno

Tintura Madre: 35 gocce in poca acqua  tre volte al giorno, lontano dai pasti.

Decotto: una manciata di capsella in mezzo litro d’acqua. Bollire cinque minuti. Riposo per dieci quindi filtrare e bere durante il giorno, lontano dai pasti.

Infuso: due manciate di pianta fresca o una secca in mezzo litro d’acqua bollente. Riposo 15 minuti.

Filtrare e bere durante il giorno, sempre lontano dai pasti.

Nelle mestruazioni abbondanti e per regolarizzarne la periodicità usare la Tintura Madre o il decotto per 10 giorni prima della data presunta dell’inizio del ciclo. È un ottimo rimedio sia per le giovani vittime di emorragie improvvise all’epoca della pubertà come per le madri durante la menopausa.

 

 

Per varici, fragilità capillare e sanguinamento nasale frequente è preferibile la Tintura Madre. Sebbene la capsella sia una pianta totalmente sicura, è bene tener presente che per il suo effetto lievemente ipotensivo  è sconsigliata a chi soffre di bassa pressione arteriosa.

 

 

Uso esterno

Come cicatrizzante  ed emostatico locale per ferite ed emorroidi: preparare un decotto con 20 grammi di capsella in 200 ml. di acqua. Far bollire per dieci minuti, filtrare, imbibire una garza sterile e fare impacchi sulla ferita.

Per bloccare l’epistassi:  pestare la droga fresca, imbibire una garza del suo succo e farne dei tamponi nasali. Oppure utilizzare la polvere della pianta, opportunamente essicata e finemente pestata in un mortaio.

 

 

Pur mantenendo il suo indomabile carattere selvatico, Capsella si presta ad essere apprezzata anche come pianta commestibile. Le giovani foglie della rosetta basale possono essere consumate in insalata, dove esprimono un gusto piccante e pungente, oppure vengono cotte nei minestroni per dare un pizzico di rusticità ai sapori. In molte zone rurali  le foglie sostituiscono gli spinaci. I suoi semi, raccolti con molta pazienza ed essicati all’ombra, guarniscono il pane fatto in casa. Il loro sapore, piccantino al punto giusto, è la classica ciliegina sulla torta che arricchisce il gusto.

 

A conferma  di come Capsella sia una pianta cosmopolita, dopo essere approdata in Giappone, divenne presto una preziosa pianta alimentare. Infatti la borsa del pastore è una delle  specie usate come ingredienti di un piatto tradizionale giapponese a base di riso, il “riso alle sette erbe di primavera”, che viene ritenuto capace di garantire lunga vita e fortuna.

 

Non ho scelto di descrivere le qualità della Capsella perché particolarmente famosa o appariscente, ma solo per la sua caratteristica di essere gratuitamente presente e, sebbene indesiderata, pronta ad offrirsi alle insalate rustiche e all’uso fitoterapico, ma anche al tappeto verde di qualunque giardino senza sfigurare accanto alle più nobili e costose erbette seminate dal giardiniere.

 

Se per caso siete arrivati fin qui, e non vi siete annoiati, mi piace sperare di aver trasmesso qualche conoscenza utile, insieme alla prospettiva di guardare il mondo vegetale con uno sguardo libero e attento a cogliere la ricchezza ovunque sia presente, a prescindere dal suo contenuto economico e dalla massificazione alla tendenza del momento.