Nell’arte di RENÉ RIJNINK c’è tutta la forza della pittura fi amminga. I suoi quadri, inconfondibili,
parlano di magia e di realismo in cui la fi gura umana, sempre scomposta e a volte indecifrabile, ha
un posto di assoluto rilievo. Attorno al suo mondo dipinto c’è apparentemente solo caos, eppure Rijnink spazia nel mondo dell’arte con una leggerezza sorprendente.
Nato ad Amsterdam, ma residente a Quartu, Rijnink è approdato nell’Isola negli anni settanta e non è più andato via. “Quando sono partito dalla mia casa in Olanda ho sentito forte il richiamo dell’Italia – mi dice
– ma qualcosa di misterioso mi ha condotto in Sardegna. Deve essere stato il destino a portarmi qui. Ero stanco del cielo grigio della mia terra, volevo inseguire il sole. A Genova ho visto il traghetto e sono partito ancora più a Sud. A Cagliari, poi, ho incontrato la donna della mia vita ed eccomi qui da quasi quarantacinque anni”.DSC 9688
Studi all’Accademia d’Arte, all’Aia, a lungo insegnante, René Rijnink ha lasciato la scuola per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Le sue tele, presenti in numerosi musei, da New York in Nuova Zelanda, da Amsterdam a Bologna, sono frutto di studi e di ricerche approfondite anche se la chiave di lettura dei suoi quadri è soprattutto una: la libertà di espressione di un artista sempre in viaggio dentro un mondo pieno di mistero.
Dipinti e incisioni, altra sua grande passione, evocano emozioni forti. “Qual è la realtà?”, viene da chiedersi osservando con attenzione i suoi lavori. Sembra che l’artista voglia portarci dentro il quadro della vita in cui regna sovrana la confusione. I volti asimmetrici, talvolta sdoppiati, illudono la vista. La perfezione non appartiene all’essere umano. Gli occhi, aperti o chiusi, scrutano oltre la realtà apparente. Sono uomini e donne pensanti quelli dipinti spesso da René Rijnink con una bozza di sorriso sulle labbra che si contrappone alla generale malinconia espressiva. Non mancano le visioni oniriche tanto
care agli astrattisti. Simboleggia la voglia di viaggiare il quadro “la donna sospesa” che si affaccia
alla fi nestra spalancata. Dentro la scena il mare, un panino e una carta da gioco. Vari personaggi affollano sempre i suoi lavori come nella scena conviviale: “La tavola imbandita” propone la percezione
dei vizi dell’uomo, sette, come i presenti. Ognuno porta con sé le sue passioni e le sue debolezze.
Evoca sensualità e fi nezza “la violinista”, omaggio alla famiglia di musicisti a cominciare dal padre. Attorno a lei, due uomini e una donna ascoltano incantati, catturati dalla soavità della musica. Sembrano immersi in una atmosfera di attesa e partecipazione: un uomo poggia la mano sul suo cuore mentre il
quartetto si alterna in una straordinaria varietà di colori che scorrono liberi, sempre staccati dal soggetto. Ma è così in tutte le tele, piccole o di grandi dimensioni, che non nascondono l’influenza
cubista di René Rijnink che da tempo viaggia in un suo personalissimo mondo immaginario.
Con le fi gure che si alternano nella irregolarità delle forme ma regalano una singolare armonia cromatica caratteristica del bravo e inconfondibile artista sardo-olandese.