Nei giorni scorsi, nel sito weeb della giornalista Rina Brundu, ogliastrina residente in Irlanda, il signor Franco Pilloni ha scritto testualmente di me: «Fra i tanti meriti del prof. Pittau non posso tacere che anch’egli, come i vecchi archeologi che proclamarono nuraghe=fortezza, si stia arroccando sulle proprie posizioni, senza dare spazi e sufficiente attenzione al nuovo che sta venendo fuori specialmente in fatto di scrittura in Sardegna risalente al Bronzo Finale e al Primo Ferro, in pratica dall’VIII secolo a. C. a risalire sino al XII e forse anche oltre. Mi pare che, invece che usare la propria scienza-esperienza per aiutare ad interpretare quei reperti sicuramente scritti venuti fuori dal terreno degli scavi, usi e approfitti della sua autorità per negare ciò che anche le persone non addentro all’epigrafia vedono e constatano: certi cocci o reperti di vario genere sono proprio “scritti”.- Saluti e auguri al prof. Pittau con cui, pur non conoscendoci di persona, ho spesso incrociato opinioni e che rispetto, anche quando polemizziamo».

 

Se io rispondo a questo intervento dell’amico Pilloni non lo faccio tanto per replicare a un appunto non fondato che egli mi ha mosso, quanto perché la questione nel presente sta interessando parecchio i Sardi: «È mai esistita una scrittura propriamente ed esclusivamente nuragica oppure non è mai esistita»?

 

Ebbene, sull’argomento io non mi sono “arroccato dietro la mia autorità”, ma al contrario ho fatto preciso riferimento a una mia effettiva “scienza-esperienza”. Io della lingua dei Nuragici, cioè dei suoi relitti, mi sono interessato fin dagli inizi della mia carriera di linguista e precisamente da più di 6O anni. E questo mio così lungo interesse ha portato anche alla pubblicazione di un’intera ampia opera intitolata «La Lingua Sardiana o dei Protosardi» (Cagliari 2001, Gasperini edit.), nella quale ho studiato circa 350 vocaboli di quasi certa matrice nuragica.

 

Di recente poi ho pubblicato un’altra ampia opera intitolata «I toponimi della Sardegna – Significato e origine, 2 Sardegna centrale (Sassari 2011, Editrice Democratica Sarda, EDES), nella quale ho studiato circa 2.300 toponimi pur’essi di quasi certa matrice nuragica. Due anni prima, nell’altra mia opera «Il Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama» (Sassari I ediz. 2008, II ediz. 2009, EDES), avevo pubblicato una Appendice intitolata «I Sardi Nuragici e la scrittura», nella quale mi lusingo di avere dimostrato che i Sardi Nuragici o Protosardi hanno di certo adoperato la scrittura, ma non una scrittura propria, cioè “nazionale” ed esclusivamente “nuragica”, bensì, col passare del tempo, la “scrittura fenicia”, quella “greca” e quella “latina”.

 

A chi da una decina d’anni sta invece affermando di avere individuato una “scrittura nuragica”, io ho opposto parecchie volte queste obiezioni, alle quali non è stata mai data una risposta adeguata:

 

1) Molte di quelle che sembrano “lettere di un alfabeto nuragico” non sono altro che segni ornamentali (come quelli della placchetta di Tzricottu).

 

2) Altri sono semplici disegni oppure simboli e nient’affatto “lettere di un alfabeto”.

 

3) Non è stata mai trovata e mostrata una sola “sequenza di lettere della scrittura nuragica”; tanto meno è stata trascritta nelle lettere dell’”alfabetico fonetico internazionale”; tanto meno ne è stata data la “traduzione in italiano”; tanto meno ne è stata mostrata una qualsiasi connessione coi relitti della lingua nuragica che già possediamo e conosciamo.

 

4) Per spiegare quei segni o disegni o simboli, supposti lettere di un alfabeto, sono stati chiamati in causa tutti gli alfabeti del mondo antico, sumerico, aramaico, elamitico, paleocananeo, ugaritico, minoico, ecc. Ma che c’entrano tutti questi alfabeti? Io e tutti i Sardi vogliamo vedere l’”alfabeto nuragico”, se esiste, e nient’affatto quello sumerico o quello minoico, ecc.!

 

È molto importante precisare che in effetti non esiste alcun motivo di rammarico e di complesso di inferiorità per noi Sardi nella circostanza che i Nuragici non si sono mai creata una loro “scrittura nazionale”,  differente da tutte le altre. Si deve infatti tener presente che in realtà neppure quei geniali e civili popoli dell’antichità che sono stati i Greci, gli Etruschi e i Romani, si sono creati ex novo un loro proprio alfabeto nazionale, dato che – come molti sanno – i Greci hanno preso l’alfabeto dai Fenici, gli Etruschi dai Greci e i Romani dagli Etruschi.

Gli stessi Fenici non si sono creati dal nulla il loro alfabeto, ma è certo che se lo sono creati sul modello di altri alfabeti di popoli del vicino Oriente, Sumeri ed Egizi in testa. Perché mai attendersi e pretendere dunque che i Nuragici si creassero un loro “alfabeto nuragico nazionale”, quando in effetti nessun altro popolo antico può vantarsi di essersi creato tutto da sé e dal nulla questo strumento di cultura, il quale di certo costituisce una delle più grandi e insieme delle più difficili invenzioni dell’umanità? Invenzione molto difficile, a creare la quale hanno contribuito vari popoli antichi e numerose generazioni di uomini.

 

All’amico Pilloni io segnalo un fatto importante: tutti i linguisti di professione (e tali sono in primo luogo quelli che insegnano una disciplina linguistica nell’Università) sono ben al corrente di una importante circostanza: esistono nel mondo tre sole aree in cui risulta che sia stato creato dagli uomini, in maniera del tutto indipendente, un alfabeto differente dagli altri: I) La “Mezzaluna verde”, fra i fiumi Tigri ed Eufrate e il Nilo; II) La Cina meridionale; III) Il Centro America (Messico e Perù). Ebbene, se fosse vero che è stata dimostrata l’esistenza di una “scrittura nuragica”, del tutto differente dalle altre, indubbiamente la notizia avrebbe rimbalzato da una Università all’altra di tutto il mondo, interessando vivamente tutti i linguisti, dato che, dunque, avremmo individuato una quarta area del pianeta dove sarebbe stata inventata un’altra scrittura del tutto differente dalle altre, la Sardegna antica appunto. Ma, tutto al contrario, non c’è stato alcun linguista di professione di nessuna Università del mondo che abbia abboccato alla notizia di una scrittura del tutto nuova, quella nuragica.

 

In effetti c’è stato un solo linguista di professione che si è interessato della notizia, e questo sono io. Ed io l’ho fatto non per “arroccarmi dietro la mia autorità”, bensì in base ad una mia effettiva e specifica “scienza-esperienza” di fatti analizzati e studiati da più di 60 anni.