I nuraghi sono considerati, dalla maggior parte degli archeologi, delle strutture di carattere militare, eppure in questi ultimi anni la loro unica funzione di fortezza è venuta meno, sostituita gradualmente da altri ruoli, come quello di magazzini o residenze reali. Pochissimi cattedratici hanno ipotizzato che fossero templi, il più noto fra questi è sicuramente il professor Massimo Pittau.

 

Sono ormai storici gli studi di Carlo Maxia e Lello Fadda, tra i primi ad aver portato come prova della funzione del Nuraghe-Tempio i singolari eventi che accadono periodicamente all’interno di questi monumenti. Furono proprio questi due studiosi ad aver messo in evidenza il singolare evento da noi chiamato “fenomeno della luce dal foro apicale”. Gli eventi all’interno del nuraghe Aiga di Abbasanta, e del nuraghe Biriola di Dualchi furono da loro scoperti. A questi due casi si sommarono quello del nuraghe Is Paras di Isili (Zedda 1992) e altri due casi, l’Ola di Oniferi e il Nani di Tresnuraghes. Quest’ultimo da noi studiato e reso noto, assieme ad un accurato studio su altri eventi analoghi, nel libro La luce del toro (G.R.S Gruppo Ricerche Sardegna, PTM 2011). 

 

L’evento in questione si verifica quando il sole, nei giorni del solstizio d’estate, raggiunge una determinata altezza. In questo giorno particolare è possibile ammirare uno degli eventi più sbalorditivi che animano queste antiche torri. Un sottile raggio di luce penetra attraverso il foro ricavato dagli antichi costruttori all’apice della cupola costruita all’interno del nuraghe.

 

Tale raggio attraversa tutta l’ampissima volta e va ad illuminare (se presente) la nicchia in sala, oppure la base della camera (Is Paras di Isili). Un evento simile accade anche nel Pantheon (tempio di tutti gli dei) di Roma, dove tale evento, da sempre sotto gli occhi di tutti, è stato messo in relazione ad una spettacolarizzazione del fenomeno, sfruttato per illuminare l’imperatore in una particolare cerimonia in una data precisa, per dimostrare maggiormente il suo potere divino (Il Fatto Storico, 23-08-2011 “Il Pantheon era una meridiana romana?”).

 

In quest’ultimo nuraghe da noi visitato, un nuraghe complesso a due camere sovrapposte, il Ruju di Torralba, l’evento si è materializzato puntualmente, secondo quanto da noi ipotizzato, in modo del tutto simile al Nuraghe Aiga di Abbasanta. Stupiscono le grandi similitudini costruttive tra due nuraghi così distanti tra loro, come anche il fatto che l’evento si riproduca in maniera assolutamente identica. Esattamente come al nuraghe Aiga infatti, il corridoio di ingresso del Nuraghe Ruju è orientato all’alba del solstizio d’inverno.

 

Somiglianze troppo grandi per essere delle pure coincidenze. È innegabile comunque che il fenomeno che ivi si verifica è assolutamente voluto. Fu nelle intenzioni degli antichi costruttori sviluppare un prolungamento definito tecnicamente lanterna (un lucernaio) per superare lo spessore del terrazzo e raggiungere il suo piano di calpestio, e in questo modo poter chiudere l’apertura. Questa condizione, assolutamente singolare, ha come unica finalità quella di poter rimuovere liberamente la pietra apicale per consentire il verificarsi dell’evento solare. L’eccezionale stato di conservazione dell’ultima parte della cupola e dell’intera sala (altezza 4,88 m, base circolare 3,45 metri di diametro), è la prova della volontarietà e della predittività dell’evento, oltre ad attestarsi come il caso maggiormente preciso, tra tutti quelli finora conosciuti. Il fenomeno della luce dal foro apicale, come mostrano le foto, è straordinario.

 

Il raggio solare procede lentamente verso il basso, man mano che il sole prosegue il suo cammino apparente nel cielo, per andare a illuminare l’architrave della nicchia, creando inaspettatamente la precisa forma di una bipenne. Pochi minuti dopo, alle 10:45 solari, quando il sole si trova ad un azimut di 121° e ad un’altezza di 63°, il raggio supera l’architrave e taglia esattamente a metà la nicchia illuminandone l’interno. Avendo preso le misure della nicchia (base inferiore 66 cm, al vertice 40 cm, h 1,39 m, profondità 1,62 m, sopraelevata dal piano di calpestio di 95 cm) ci siamo resi conto che le dimensioni sono sufficienti affinché una persona adulta ci possa stare comodamente seduta. Dopo qualche minuto l’evento si esaurisce, poiché il raggio prosegue il suo cammino spostandosi lateralmente rispetto alla nicchia.

 

Le ipotesi su come potesse venir sfruttato tale evento ovviamente si sprecano. Si ipotizza che una figura sacerdotale o un capo alloggiasse in tale spazio. La visione sarebbe stata sicuramente sbalorditiva, e avrebbe recato diverso prestigio agli individui capaci di creare e controllare un simile fenomeno, oltre a dargli la conoscenza della misura dell’anno e del progressivo decadere della stagione estiva: da questa data in poi, infatti, si accorcia sempre di più la durata delle ore solari.

 

Alla “luce” di questi avvenimenti, sempre più numerosi e non casuali, è palese come sia arrivato il momento di abbandonare la visione unidirezionale del nuraghe fortezza o dimora del capo, in voga ormai da quasi un secolo e di gettare nel dimenticatoio quella di abitazione, luogo di riposo o magazzino, per iniziare a considerare l’ipotesi che tali strutture fossero dei templi dedicati al culto solare, cosa che accomuna quasi tutte le civiltà megalitiche e ciclopiche, e che i costruttori di tali edifici avessero delle avanzate conoscenze in campo astronomico.